“Il 25 aprile avevano chontinuato a mitragliare quazi tutta la giornata per schoccare via quei tedeschi dalla nostra italia e gliamericani nel giorno precizo del 25 aprile 1945 avevano liberato litaglia dallo stranniero che sarebbero i tedeschi”.

Casa Museo Pietro Ghizzardi

La sanzione sociale, prima delle leggi dello Stato, ci costringe a casa. A domicilio coatto per non essere considerati untori, stimiamo sia la scelta migliore. Hanno sfacciata ragione i Wu Ming, le mascherine sono teatro d’emergenza e aver negato i funerali a chi purtroppo ci ha lasciato una tragedia insostenibile e insensata. A proposito una minima menzione del cordoglio che ho provato per la perdita di (almeno) due artisti di valore:  «Lucho, scrittore e guerrigliero» e Mirko dei Camillas; hanno mostrato che la guerra da combattere c’era prima e ci sarà dopo il virus, e si vince con le idee. Difatti non moriranno mai.

Perché – a differenza di quanto accade proprio ora in Libia – non sperimentiamo una guerra. Il lessico polemico è una derivazione politica, una trappola secondo Solidoro, e nello Stato d’emergenza ogni critica è rinviata al tempo futuro (molto interessante la discussione organizzata da Argo su questo tema: POETI! Per favore dialogate fra di voi e sarete un bene comune).

Ho assistito all’indegno macello degli operai lombardi, igienizzati con il Vetril per volere del padrone, infettati con deroga assieme alle proprie famiglie. A che vale chiudersi in casa o non andare a messa se metà delle aziende non hanno mai smesso di ammassare operai? Se un lavoratore su due non si è mai fermato? Verremo poi tracciati come le carni che compriamo al supermercato.  Evgeny Morozov ci ricorda che le app di tracciamento sono: «infrastrutture di consumo individualizzato, non di solidarietà e assistenza reciproca».

Eppure avremmo bisogno di distanza sociale, non di #stareacasa. La narrazione istituzionale e delle grandi aziende è sciapa, falsa e mortificante come una poesia di Guido Catalano. Oscilliamo nella tensione del dilemma reso esplicito da Giorgio Agamben e Tiziano Scarpa e finalmente ci chiediamo, ogni giorno, cosa sia la civiltà. Il dibattito sul valore simbolico dell’apertura delle librerie è pretestuoso per un Paese con pochissimi lettori, questo è evidente a tutti; la crisi del sistema editoriale precede la pandemia e si nutre del vizio descritto molto bene da Emanuele Giammarco di minima&moralia: fare debiti per pagare debiti. Un po’ come il dibattito sul MES in effetti.

Un breve avviso al singolo: viviamo la stessa situazione, ma ognuno in condizioni diverse. Sinceramente credo sia frustrante cercare empatia fra di noi; proviamo invece a condividere i progetti futuri anziché le ansie del presente.

Una rapida considerazione sull’istruzione pubblica, fondamento di ogni lettura. Un articolo di Sorella ricorda che la didattica a distanza non ha raggiunto tutti gli studenti e per il futuro si prospetta una scarna educazione di base da implementare individualmente ognuno secondo le proprie risorse. Denuncio questa frattura culturale, sia sociale che esistenziale!

Vi porteremo i libri a casa e il teatro al supermercato, saremo resilienti, combatteremo ci impegneremo ogni giorno per costruire il domani. Servirà però uno sforzo comune, che da soli non si va da nessuna parte. E serviranno i germogli del prossimo futuro, ma soprattutto la capacità di stupirsi e di aprire il cuore, come fa la rosa:

 […] e avevo visto tutto inun momento avevo visto intorno a unolmo la cima di unérba che era proprio piantata di nassione proprio dalla nostra terra io quando chosi il mio cuore si era aperto chome una roza dal deziderio di vedere schopperta la nostra terra.

Pietro Ghizzardi, Mi richordo anchora (Quodlibet, 2016)
Invito ad assistere a questo videoprogetto, coordinato da Lello Voce e curato benissimo.

In evidenza

Successo di vendite per “Marocco” di De Amicis

Alcuni libri nascono per pura passione. Erano i primi passi per FdBooks quando decisi di pubblicare Marocco di Edmondo De Amicis. Fu un lavoro complesso, difficilmente sarei stato ricompensato del mio sforzo. Ma non era per denaro che facevo riemergere il viaggio in Marocco di De Amicis. Oggi sono passati cinque anni e questa edizione festeggia un buon traguardo di vendite, che francamente non mi attendevo. Sono eventi che danno senso a tante ore di lavoro e, niente, volevo condividerlo con voi 😙😙🤓

Questo è il libro che ha consentito a molte generazioni di lettori italiani di conoscere i paesaggi dell’Africa, le carovane nel deserto, l’Islam e i guerrieri berberi a cavallo. De Amicis tratteggia nel suo viaggio in Marocco l’identità dell’Italia postunitaria descrivendo curioso gli usi e costumi esotici di Tangeri, Fès, Meknes, Marrakech, il grande fiume Sebou etc.


Novità editoriali

aprile 2020

Virgilio, mercante del legno sapiosessuale, rievoca la storia d’amore con Ornella, architetto in crisi.
Affrontando con passione temi filosofici e utilizzando il linguaggio come gioco, suggerisce al lettore l’importanza di cogliere i doni che la vita offre e la bellezza di abbandonarsi all’emozione di un momento rendendolo infinito all’interno dei suoi stessi confini.
Una scrittura che si proietta oltre le comode metafore e denuncia anzitutto se stessa.


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