Angelina Todarello. Sono nata a Vibo Valentia nel 1986 e vivo a Torino. Ispira la mia scrittura la supremazia dell’amore su ogni cosa. Credo agli Angeli, che si incarnano nelle anime pure. Ho chiamato la mia ispirazione Riccioli d’Angelo e tutt’ora accompagna la mia fantasia.
Nel 2020 ho pubblicato alcune poesie nelle raccolte Poesia (Dantebus) e Habere Artem (Aletti), il breve racconto Lettere d’amore in fiamme (Lupi Editore) e il romanzo Legami nocivi.

Legami nocivi di Angelina Todarello
Primo capitolo
Succede che i nuovi inizi siano auspicati da una bellissima giornata, quando gli occhi si aprono un secondo prima che la sveglia suoni.
Osservava quel filo di luce che penetrava dalla fessura della persiana e le si posava sul viso quasi a illuminarla.
I suoi lineamenti erano talmente perfetti agli occhi di lui da fargliela vedere e ammirare, quasi adorare come si usa con le statue classiche. Con il dito allontanò il ciuffetto biondo sbarazzino che le cascava sugli occhi, per poi passarlo sui lineamenti delicati del viso.
Sfiorò le guanciotte rosee e tonde che la facevano sembrare una bimba, continuò sul nasino alla francese fino a sottolineare le sottilissime labbra, che improvvisamente si allargarono in un sorriso sonnecchiante ma pieno di gioia. Lei aprì prima un occhio, poi li schiuse entrambi per poterlo osservare mentre ricambiava il sorriso e si avvicinava delicatamente a baciarla in modo dolce e pieno d’amore, quasi a farla sentire come se stesse ancora sognando. Quando si trovarono a guardarsi profondamente, l’azzurro cielo di lei si scontrò con il verde acqua di lui riunendosi in un bacio appassionato. I loro visi si toccavano e avevano ognuno le mani nei capelli dell’altro. I loro corpi si sfioravano e si muovevano in sincronia perfetta. Fecero l’amore, per poi accorgersi che la sveglia era suonata da quindici minuti.
«Cavoli, devo sbrigarmi, e dire che mi ero svegliato in anticipo».
Il sorriso malizioso di lui incrociò lo sguardo divoratore della ragazza, che lo osservava. In piedi davanti al letto, in tutta la sua nudità, l’altezza imponente e il fisico scolpito senza una cicatrice lo facevano sembrare un angelo, così come si chiamava. I capelli cortissimi e chiari incorniciavano il viso passionale, lo stesso che l’aveva fatta innamorare. Erano passati pochi anni dal loro primo incontro.
Il colloquio sembrava essere andato anche questa volta come previsto e l’immagine di quell’omino seduto alla scrivania che le diceva: “Le faremo sapere” la faceva sorridere amaramente. Chissà se l’omino era consapevole che questa frase l’aveva sentita almeno quindici volte quella settimana, pensava mentre camminava lungo la via piena di negozi che portava all’autostazione dove avrebbe preso l’autobus verso casa, con l’ennesima delusione. Osservava quelle persone correre, parlare al telefono, giocare con i bimbi.
Vide un negozio d’abbigliamento che le piaceva molto e decise di entrare per passare un po’ il tempo, era ancora in anticipo.