Fotografia di Francesco Cannas

Francesco Cannas è nato a Fordongianus (Oristano) nel 1943. Si è trasferito poi a Carrara dove ha studiato, trovato lavoro e vive tuttora. Ha coltivato nel tempo interesse per la letteratura, la politica e il sindacato. Scrive per raccontarsi, con coraggio, oltre ogni convenzione.

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Copertina Passato in costruzione

Passato in costruzione di Francesco Cannas

Prefazione

Passato in costruzione di Francesco Cannas è un testo letterariamente complesso che, per l’inserimento di poesie in una narrazione in prosa, potrebbe ascriversi al genere letterario del prosìmetron, dalle prestigiose ascendenze letterarie che si possono far risalire alla dantesca Vita nuova. Anche qui prosa e poesia si alternano e intrecciano proprio perché la diversa natura delle due forme espressive consente di dire le stesse cose ma con differente intensità emotiva, sfruttando al massimo le potenzialità espressive che la poesia offre con il suo linguaggio connotativo.

Al centro dell’ispirazione di quest’opera sta infatti una forte e profonda emozione che lega il passato e il presente, generata da un contatto con i luoghi d’origine del protagonista, alter ego dell’Autore. Un’emozione così coinvolgente che per trovare la sua piena realizzazione espressiva ha bisogno di tutte le possibilità e potenzialità formali in mano all’Autore – quindi quelle della prosa e quelle della poesia – a cui si aggiunge la suggestione delle immagini fotografiche.

Al fondo di questa rievocazione personale e storica c’è la consapevolezza che anche se la vita di una persona può modificarsi e svilupparsi nel tempo, quello che rimane inesorabilmente inalterabile è il passato; da cui nasce la percezione che ciò che sta nella memoria ha un significato che solo gli eventi successivi riescono a chiarire e a giustificare.

Questo è il nucleo emotivo e concettuale che ha indotto Francesco Cannas a intraprendere la sua complessa narrazione, in cui l’allontanamento dal paese natio in Sardegna – fatto molto efficacemente espresso con il termine espianto, che indica sofferenza ma anche speranza e fiducia in una vita rinnovata – viene compreso a fondo nella sua necessità esistenziale solo nel momento della piena maturità dello scrittore, in occasione del ritrovato contatto con la sua terra natale riscoperta dopo una lunghissima assenza.

A contrapporsi e scontrarsi sono due mondi, due realtà socioeconomiche molto diverse. Da un lato quella agro-pastorale dell’isola natale, ferma nella fedeltà alle proprie tradizioni; dall’altro quella cittadina e moderna di Carrara, proprio negli anni in cui non solo in Italia ma nel mondo intero stanno avvenendo le più rilevanti innovazioni e i più vistosi cambiamenti che aprono alle trasformazioni della vita verso quella modernità in cui ora ci ritroviamo immersi.

Protagonista di questo scontro è Giorgio, l’alter ego dell’Autore, a cui egli fa rivivere le sue vicende adolescenziali che, proprio per l’innata propensione dei giovani per le novità e le trasformazioni, nonostante le iniziali difficoltà si adatta facilmente al nuovo ambiente rimuovendo sempre più dal cuore e dalla mente quello originario della sua isola; finché la spinta della verità insondabile del suo animo – con mossa segreta ma perentoria – non lo spinge a recuperare un contatto con la terra natia per riappropriarsene e nello stesso tempo riscoprirla. Ecco così che il passato, sepolto e rimosso, si svela e si congiunge con il presente; perché Giorgio capisce che proprio in quella vita di asprezza e durezza, tipica dell’antica tradizione della sua terra, aveva maturato in giovane età la forza, il coraggio e la capacità di compiere da solo – appena quattordicenne – il grande balzo dell’espianto per andare a studiare a Carrara. A consolarlo e a fargli ritrovare l’amore per la sua terra e nello stesso tempo il desiderio di ritornare alla vita abituale nella città toscana è quindi la segreta consapevolezza che quel proprio personale eroismo adolescenziale è stato determinante per la sua vita di uomo, alla cui piena realizzazione hanno così contribuito le esperienze delle due diverse realtà: campestre e cittadina.

Francesco Cannas


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