Giovanna Onnis (1972) vive a Sardara, un piccolo della Sardegna meridionale. Ama leggere romanzi rosa e immaginare storie come questa. Ha cominciato a scrivere Amélie in un momento difficile della sua vita e la scrittura l’ha accompagnata, affrontando ogni ostacolo, sino a oggi.

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Amélie. Orgoglio e passione

Amélie di Giovanna Onnis

Introduzione

Francia, 1760

Amélie Chevalier camminava nervosamente nel grande salone della sua casa di Parigi, gesticolava con la lettera tra le mani e parlava senza freno con la sua migliore amica, la contessina Julie Morel.

«Cara amica, che devo fare? Questo invito non era previsto… Inghilterra… – sospirò – È passato troppo tempo dall’ultima volta che sono stata in quel Paese, e il pensiero di ritornarci – sedendosi intrecciò nervosamente le mani e guardò preoccupata l’amica – … ora tornare sarebbe solo un ricordo doloroso!».

Julie si avvicinò ad Amélie prendendole le mani e le sorrise.

«Amélie devi smetterla, lascia il passato alle spalle e accetta l’invito! Sai, credo che il matrimonio di tua cugina arrivi a proposito, chissà che tu non riesca a far pace con te stessa in questo viaggio, e possa finalmente dimenticare – l’abbracciò vedendola singhiozzare – So che non sarà facile, ma sei una persona forte, anche se spesso lo dimentichi!».

La fece alzare, le tolse la lettera dalle mani e la trascinò nella sua stanza. Poi le porse una valigia dall’armadio e scrutò gli abiti appesi. «Allora amica mia, forza! Non esitare, prepara tutto e vai! – si voltò verso di lei – Se fossi in te non esiterei nemmeno un secondo». Abbassò il tono di voce, in modo che la servitù non ascoltasse: «Sai, una mia lontana parente riferisce che gli uomini inglesi sono forti, belli, e (ciò che non guasta) anche grandi amatori! E se lo dice lei, c’è da supporre che sia vero – rise – … ne ha sposato uno! – la guardò con fare malizioso – E tu vuoi perderti un occasione simile?! Chissà che non possa cambiare idea!».

Amélie la guardò con scetticismo, la sua amica al contrario di lei era una persona romantica, dal cuore troppo buono; lei invece più realista. Nella sua giovane vita aveva sofferto fin troppo e non dava facilmente fiducia al prossimo come Julie.

«Quindi per te sarebbe un bene che tornassi lì. Un Paese dove i miei genitori hanno perso la vita, dove i miei cosiddetti zii non si interessano da molti anni ormai della mia sorte! – con rabbia chiuse l’armadio – Come puoi pensare, o solo chiedermi, di tornare in un Paese che non ammiro e non stimo?».

Julie la osservò, conosceva troppo bene il dolore dell’amica, la ricordava come fosse passato poco tempo: una ragazzina di appena dodici anni, fragile e impaurita; i genitori morti da poco e il notaio, grande amico di famiglia, che aveva chiesto di poter ospitare Amélie fino alla chiusura delle pratiche del testamento, in quanto i parenti del padre lo avevano ripudiato per aver sposato una donna inglese di umili origini e non accettavano nemmeno la loro unica figlia, Amélie appunto.

Da allora erano state inseparabili, tra loro era nata da subito un’amicizia leale e sincera durata sino a oggi, forse più di prima.

Giovanna Onnis


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