Marco Gelfo (Caltanissetta, 1984) è appassionato di romanzi storici, si interessa soprattutto delle antiche costruzioni romane, delle traversate dei Vichinghi e delle guerre che impegnarono l’impero russo. Interpreta la vita come un percorso di ambizioni e obiettivi in cui s’incontrano sentimenti d’animo complessi quali la rabbia, la tristezza e la paura. È all’esordio con questo suo primo romanzo.

Il rosso liquore della vita di Marco Gelfo
La Torre di Ercole
Il gran sacerdote alzò le braccia verso il Santo patrono della città e mosse ripetutamente le mani tracciando dei disegni fra le nubi di fumo che dai tripodi d’argento salivano verso un cielo smeraldo. L’imponente facciata era un baluardo di marmo e bronzo che pareva creato da una volontà divina piuttosto che dalla fatica degli uomini. Oltre la penisola il brillio delle case di tufo conferiva all’opulenta città di A Coruña, in Galizia, lo spettacolare aspetto di una costellazione diurna. Dalla penisola si scorgeva il faro – la meravigliosa Torre di Ercole – innalzarsi verso l’azzurro come cercasse di toccare il sole.
Il vecchio sovrano, tra più potenti uomini della Russia, aveva assistito alla cerimonia insieme ai quattro figli. Abbassò per un istante la testa, poi fece un cenno di saluto al sacerdote e volgendo le spalle al tempio lasciò andare lo sguardo sulla moltitudine che gremiva la piazza.
In fondo si apriva una strada lunga e dritta fiancheggiata da palazzi superbi alternati a sontuosi giardini. Spaziosi viali attorno alla piazza confluivano al centro in un susseguirsi di visioni incantevoli: una struttura urbanistica che aveva fatto della città galiziana una delle più belle al mondo.
Si udì uno squillo prolungato di trombe, poi il corteo s’incamminò verso la reggia, un edificio marmoreo in stile greco sulla riva del mare.
Le guardie – soldati russi, serbi e ucraini – erano schierate all’ingresso. L’ufficiale che le comandava era considerato l’uomo più bello della Russia, il suo coraggio era leggendario, come la sua fortuna in amore. Quante donne di Mosca e Madrid desideravano segretamente i baci e le carezze di Aleksandr! Mentre il vecchio re entrava austero nel palazzo gli sguardi femminili erano tutti per la figura alta, fiera e imponente del giovane comandante delle guardie.
L’ultima del corteo regale a varcare la soglia fu Sofia, la figlia maggiore del sovrano: una creatura celebre non soltanto per la sua splendida bellezza ma soprattutto per l’intelligenza e l’abilità diplomatica. A diciotto anni già conosceva sei lingue; per il suo ingegno era ammirata dal padre, per il suo fascino voluttuoso era assai desiderata dagli uomini. Ma correvano molte leggende sulla sua crudeltà e il suo carattere cinico ancorché sensuale; una creatura ancora adolescente, nei cui occhi ardeva la fiamma dell’ambizione.