Marta Gambazza. Ingegnere, project manager, scrittrice e appassionata disegnatrice. Impegnata da sempre nelle più diverse attività e appassionata di umanità varia, negli ultimi anni ha lavorato in tre continenti e ora vive felicemente negli Stati Uniti con suo marito Ruggero. È al suo esordio letterario con questi racconti.

Racconti brevi di Marta Gambazza
Zombie!
Benché la notizia fosse poco diffusa, una minuta élite di scienziati studiava in segreto l’incredibile fenomeno che stava interessando il pianeta.
Zombie di nuovo tipo, poco decomposti e fisicamente presentabili, si mescolavano con gli esseri umani passando completamente inosservati. I new generation zombie – come li avevano battezzati gli scienziati, erano scaltri, lucidi, solitamente di bella presenza. Attaccavano i vivi di nascosto e ne eliminavano completamente i corpi impedendogli di resuscitare. In questo modo, oltre ad assicurarsi di non venire scoperti, prevenivano la diffusione di zombie classici, ovvero mostri a brandelli che andavano in giro attirando l’attenzione; i loro peggiori nemici.
Per loro la riproduzione era un atto consapevole e quando volevano generare un nuovo zombie seguivano una attenta procedura. Dopo minuziose osservazioni selezionavano un individuo tra i viventi di miglior aspetto, lo rapivano e lo rinchiudevano nella cosiddetta “incubatrice”, tipicamente uno sgabuzzino inghiottito in un posto sperduto.
Era nell’incubatrice che, quando tutto era pronto, il poveretto veniva azzannato in una parte del corpo non visibile, di solito un gluteo, e lasciato morire. Dopo ventiquattro ore di “maturazione”, come la chiamavano, la porta dell’angusto luogo di morte veniva riaperta. Tra l’avida gioia della comunità, stranito e barcollante, ne usciva uno zombie intatto; belloccio, bianco da far paura e con un morso sul sedere. Morso che era da loro chiamato il bacio della morte e che quasi tutti si ritrovavano sotto le mutande.
La vera selezione avveniva solo allora: si doveva capire se il nuovo esemplare era presentabile soltanto fisicamente o anche mentalmente. Veniva accerchiato da qualche decina di zombie e un loro rappresentante gli spiegava per filo e per segno la nuova politica attuata dai new generation zombie di tutto il mondo.
«Solo così possiamo sopravvivere – precisava leggendo un testo ufficiale impiegato in quelle occasioni – Come dimostra la storia, tutti gli zombie che si comportano secondo il vecchio stile attirano l’attenzione e prima o poi vengono eliminati dagli uomini; ci vuole consapevolezza, controllo – e quindi rimarcava – In questa nuova strategia l’aspetto fisico è fondamentale: non possiamo permetterci di andare in giro perdendo pezzi. Nei nostri gruppi ammettiamo solo zombie freschi e distruggiamo quelli messi male. Rattoppiamo i nostri corpi con pezzi di ricambio umani: è l’unico modo – sottolineava – l’unico modo!».
E se il neo-zombie non capiva niente o sapeva solo dire: «Hhhhhhhhhhhhoooooooooo!» dimostrando di essere uno zombie classico, veniva immediatamente abbattuto. Sì, il requisito fondamentale per un new generation zombie, oltre all’aspetto fisico, era l’intelligenza.
Grande Msrtaaaaaaa!!!!!!!
Comprerò senz’altro il tuo libro!!!