Barbara Gherman
Dipingendo Maria
Edizione cartacea
Edizione digitale
Dipingendo Maria. Quando Roberto giunge alla pensione di Gianni e Anella ha da poco perduto la giovane moglie e il figlio che portava in grembo. Trascorre ore seduto su una panchina a guardare il mare, depresso, desiderando di sparire tra le onde.
Incontra per casualità Maria, che risveglia in lui l’antica passione per la pittura. Dipingendo il volto della giovane troverà la forza di ricominciare a vivere e affrontare con coraggio l’amaro destino che ancora lo attende.
L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.




Dipingendo Maria di Barbara Gherman
Capitolo uno
In quei primi giorni di marzo il sole splendeva limpido sui lidi di Comacchio, vestiva di nuovo ogni cosa, dava corpo ai colori, disegnava con nitidezza i contorni del paesaggio. Sul lungomare di Porto Garibaldi le onde si frangevano festose sulle barriere di scogli, per poi terminare la corsa in piccole crespe che orlavano la riva. La sabbia, ancora bagnata dall’inverno, emetteva qua e là piccoli bagliori.
La spiaggia era vuota, poche le autovetture di passaggio sulla strada. Il sole batteva sul lastricato del marciapiede, che si snodava luminoso verso la spiaggia libera. Tutto pareva pronto al risveglio dal lungo sonno invernale.
Un’unica macchia scura stonava in quel trionfo di colori. Avvolto nel giaccone, un uomo sedeva sulla panchina del lungomare: aveva lo sguardo vuoto fisso oltre la spiaggia, perso tra la schiuma evanescente delle onde. Anche se seduto, si poteva capire che era di statura alta; l’ampiezza degli abiti indicava che un tempo era stato di corporatura robusta. Il volto tirato e la barba lunga e incolta gli davano un aspetto molto più vecchio dei suoi quarant’anni. Teneva la schiena chinata in avanti, i gomiti poggiavano appena sopra le ginocchia e le mani vuote pendevano tra la stoffa nera dei pantaloni. Stava immobile da ore; solo la brezza marzolina a tratti gonfiava il giaccone e giocava gaiamente con l’orlo dei pantaloni, quasi volesse scuotere l’uomo dallo stato di cupo abbandono. Restava lì, con la testa eretta, assorto nel nulla.
Un lieve fruscio s’aggiunse a quello delle onde. L’uomo volse la testa. La osservò avvicinarsi in bicicletta, con andatura scanzonata, in una esplosione di vivacità: giacca a vento rosa, pantaloni bianchi, scarpe da tennis rosse, cappello viola calcato sul vortice di ricci biondi. La ragazza sorrise passandogli davanti; lui la seguì con lo sguardo, fin quando la vide attraversare la strada e imboccare una via laterale. Poi l’uomo tornò a fissare il mare.