100 alimenti 10 e lode

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Daniele Sciotti

100 alimenti 10 e lode

Breviario alimentare per una vita migliore

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100 alimenti 10 e lode. Il cibo è quanto di più intimo possiamo immaginare. Con la giusta consapevolezza alimentare possiamo aspirare a una vita migliore, nel pieno rispetto delle tradizioni e della nostra identità.
Questo libro è un breviario di facile consultazione per scoprire 100 alimenti dalle grandi virtù, dei quali si specifica:

  • i valori nutrizionali
  • come favoriscono la salute dell’organismo
  • le migliori ricette per lasciare inalterate le proprietà, preservando il gusto
  • 10 buoni motivi per assumerli
  • eventuali controindicazioni
    Un viaggio piacevole e gustoso fra tradizione, stagionalità, natura, colori, sapori e odori che fa riscoprire la voglia delle preparazioni casalinghe, semplici e veloci, che ripagano con tanto benessere fisico e psicologico.

Questa edizione digitale inoltre include note e capitoli interattivi, notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Daniele Sciotti

Copertina 100 alimenti 10 e lode

100 alimenti 10 e lode di Daniele Sciotti

I. Prima di tutto

1.1 Differenza tra alimentarsi e nutrirsi

Fare prevenzione a tavola, seguire un regime alimentare corretto, non significa certo nutrirsi con pappette tristi e sciape: al contrario si tratta di far entrare dapprima nel carrello della spesa, nella nostra dispensa e infine sulla nostra tavola sapori, colori e aromi che spesso nemmeno consideriamo, condizionati dalla frenesia della vita moderna, bombardati dalle pubblicità, assuefatti a gusti tutti simili; viziati da troppo sale, troppo zucchero, troppo burro dolce e salato, gusti che creano una vera e propria dipendenza.

La cucina salutare è buona, è varia, è divertente da preparare e ci aiuta a stare bene. Con alimentazione si intende l’atto del mangiare; con nutrizione l’insieme di conoscenze utili per riconoscere qualità e funzioni biologiche di un alimento.

Mangiare è quanto di più intimo possiamo fare: introduciamo in noi qualcosa di estraneo. Quando ingeriamo cibo immettiamo il carburante che consente di svolgere i processi che ci mantengono in vita, e molto di più. Dove, se non dal cibo, traiamo le energie per camminare, pensare, lavorare, leggere, correre, ballare o inventare? Alimentarsi è semplicissimo: basta dare una risposta allo stimolo della fame.

La nutrizione invece ha a che fare con la qualità di questa risposta: si riferisce all’insieme dei processi biologici che consentono lo sviluppo e l’integrità dell’organismo in relazione alla biodisponibilità di energia, nutrienti e composti fitochimici presenti in un alimento. Nutrirsi adeguatamente significa mettere a disposizione del corpo i nutrienti di migliore qualità; si tratta di capire se quelli a cui siamo abituati sono all’altezza del compito: la differenza c’è, e si sente. La nutrigenomica – scienza che studia l’interazione dei principi attivi degli alimenti con il genoma – provvede documentando gli effetti dei cibi sulla salute, le loro proprietà terapeutiche o al contrario quelle negative.

Il cibo può veicolare anche sostanze tossiche che, se accumulate, possono causare patologie. Basta pensare che il 70% dei tumori ha come causa diretta lo stile di vita: di questi, ben il 30% è correlato a sostanze nocive presenti sulla tavola. Addirittura i ricercatori ci dicono che il 40% delle malattie (per esempio il diabete di tipo 2, ma anche l’ipercolesterolemia e l’ipertensione) può essere affrontato e curato con una dieta adeguata. Nel 2007 il Fondo mondiale per la Ricerca sul cancro ha redatto un documento[2] che ancora oggi rappresenta una vera bibbia della salute, nel quale sono stati inseriti gli alimenti capaci d’influenzare il nostro benessere.

Perché non divulgare le indicazioni che le varie scienze ci offrono per stare bene? Perché non influire positivamente sulla qualità e sulla durata della nostra esistenza? Più benessere a tavola significa avere a disposizione più energie, sentirsi più leggeri ma anche più forti; godere di un sonno di migliore qualità, di una digestione ottimale e di una motilità intestinale regolare.


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Saziare la bulimia

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Imma Venturo

Saziare la bulimia

Diario sincero del mio percorso di cura

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Saziare la bulimia. La bulimia è un parassita che condiziona l’intera esistenza. Nel 2002 sono entrata in un Centro per la cura dei disturbi alimentari, questo è il diario delle mie esperienze. Qui racconto in che modo, per guarire da questa malattia, mi son dovuta mettere in discussione, sempre, per capire chi sono realmente. Confrontandomi con altri ho compreso molto delle cause della bulimia, per primo il rapporto difficile con mia madre.
Pubblico la mia testimonianza, sperando possa aiutare a sopportare il peso di questa malattia per chi ne soffre e per i loro cari.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Imma Venturo

Copertina Saziare la bulimia

Saziare la bulimia di Imma Venturo

Primo capitolo

Potenza, gennaio 2002

Perché mangio come un maiale, mi riempio, mi faccio del male, senza avere un reale senso di fame? So che non è fame, so che il mio atteggiamento nasconde qualcosa di più profondo. Quante diete fallite! Ma il problema è con me stessa, devo capire perché ho questi improvvisi attacchi di fame.

La caratteristica principale di una persona bulimica è che vuole avere il consenso di tutti, desidera apparire brava in ogni cosa. Ma mostrando la propria vera natura si rischia di perdere tutto, quindi si continua a vivere portando una maschera dietro la quale si nasconde una sofferenza mai dichiarata… anche con il sesso: sono come tu mi vuoi ma non mi lascio andare completamente, altrimenti rischio che tu mi possa lasciare se vedi realmente come sono. La paura dell’abbandono è forte, è associata al non accettarsi.

Non è molto semplice spiegare le dinamiche che si scatenano durante un attacco di bulimia. Scatta tutto in un attimo, basta un pensiero, un’azione, un atteggiamento, ed eccolo lì pronto a prenderti sottobraccio. Sei catapultata in un’altra realtà, incapace di fermarti, ingerendo una quantità di cibo indescrivibile in un breve lasso di tempo… e poi, ecco che l’altro braccio è invece preso dal senso di colpa.

Perché questo contorto meccanismo? Ho provato a trovare qualche risposta, almeno per quanto mi riguarda, confrontandomi con le mie amiche di percorso. Mangio perché se parlo ed esprimo le mie esigenze potrei sbagliare, e sbagliando potrei allontanare le persone intorno a me; mangio perché sento un senso di vuoto dentro che solo il cibo, momentaneamente, riesce a colmare; mangio perché un senso di angoscia mi prende tutto, il corpo e la testa, e non riesco a darmi una spiegazione.

Non a caso ho deciso di scrivere la mia testimonianza all’inizio del percorso terapeutico; chissà, in un futuro lontano rileggerò queste parole e mi chiederò: chi ero? dove ero? Magari le mie parole potranno essere d’aiuto a qualcuno. Credo che ripercorrere la mia vita, questa sorta di autoanalisi, sia molto importante e significativa per cercare di capire cosa mi fa sta stare male, cosa mi fa paura.

Mettersi in discussione è fondamentale, non è da tutti tanto coraggio. Penso che nel momento in cui s’innescherà il meccanismo di guarigione potrò vivere meglio, essere più socievole, più grintosa, più viva; inizierò ad accettare prima me stessa e di conseguenza avere migliori rapporti con chi mi circonda. Spero di maturare e di essere capace di affrontare il vuoto che m’inonda e mi fa paura.


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