La libertà del mare

B. Gherman, "La libertà del mare"
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Barbara Gherman

La libertà del mare

Edizione cartacea
Edizione digitale


La libertà del mare. Per casualità Chiara incontra Tiziano che, ferito dalla sorte, ha scelto di vivere sulla sua barca a vela. Questo rapporto le sarà di sostegno per affrontare il marito violento, la figlia che non la sa comprendere e i pressanti problemi economici.
Sul cammino che dovrà affrontare incontrerà amici, colleghi e occasioni da non perdere; ma sarà indagando se stessa e osservando il porto e la gente di mare dalla pensione di Gianni e Anella che potrà misurare quanto è vasta la libertà del mare.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Barbara Gherman

B. Gherman, "La libertà del mare"

La libertà del mare di Barbara Gherman

Prologo

Chiara chiuse la lampo del giaccone fin sotto il collo, fece scivolare la sciarpa sui ricci capelli scuri e la tenne stretta sulla bocca lasciando scoperti solo gli occhi bruni.

Quel pomeriggio di fine novembre il vento gelido era impietoso sulla banchina di Porto Garibaldi, s’infilava sotto l’orlo dei pantaloni, dentro il giaccone, gonfiava la sciarpa e scendeva dal collo lungo la schiena, provocando a Chiara lunghi tremiti di freddo.

Camminando verso il faro senza alcun riparo, si chiese per l’ennesima volta perché fosse venuta, perché avesse accettato di incontrare quell’uomo misterioso e intrigante conosciuto al telefono. Mentre passava accanto alle imbarcazioni attraccate al molo vi guardava all’interno, domandandosi se potesse esserci qualcuno: parevano tutte vuote. Più avanti scorse una bella barca a vela, ben curata, e le parve di vedere una sagoma muoversi dietro i vetri.

Ebbe un fremito di paura e si arrestò. Ci fu un solo attimo di esitazione, poi i suoi piedi cambiarono percorso e la condussero verso la spiaggia, scavalcando pericolosamente la barriera di scogli che divideva il lido dal molo. Si sedette sul masso più basso come a nascondersi, aspettando che il cuore rallentasse i battiti. Si arrampicò un po’, facendo attenzione a rimanere nascosta, solo per vedere se da quella imbarcazione fosse sceso qualcuno. Era lui? L’avrà vista? Attese ancora qualche minuto, poi corse verso lo stabilimento balneare più vicino, imboccò la strada parallela al molo e si diresse velocemente verso la sua macchina.

Aveva appena acceso il motore, decisa a tornare a casa, quando squillò il cellulare.

«Ciao piccola, dove sei?» chiese una voce maschile familiare.

«Ciao marinaio, sono ancora a casa» mentì d’impulso.

«C’è un vento terribile e fa molto freddo, credo sia meglio che tu non ti metta in viaggio, rimani dove sei» disse lui con affettuosa premura.

Ci fu un lungo silenzio. Fu l’uomo a spezzarlo.

«Se sarai ancora d’accordo, ci incontreremo tra qualche mese. Nei prossimi giorni, appena il vento si placherà, intendo partire per svernare nel mio solito porticciolo calabrese. Ho già un lavoro che mi aspetta – s’interruppe, attese che Chiara dicesse qualcosa, poi continuò – Peccato che il tempo non sia stato favorevole! Ho tanta voglia di conoscerti di persona, di poter verificare se sei veramente come ti immagino…».

«Sì, anch’io sono dispiaciuta, sarebbe stato bello poterti finalmente vedere; ma hai ragione, non me la sento di uscire con questo tempo – continuò a mentire Chiara – Ti auguro buon viaggio! Continueremo a sentirci in attesa del tuo ritorno. A presto, marinaio!» concluse in fretta.

«Ciao piccola, ti chiamo stasera» la salutò lui con dolcezza.

La libertà del mare


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Dipingendo Maria

Dipingendo Maria
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Barbara Gherman

Dipingendo Maria

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Dipingendo Maria. Quando Roberto giunge alla pensione di Gianni e Anella ha da poco perduto la giovane moglie e il figlio che portava in grembo. Trascorre ore seduto su una panchina a guardare il mare, depresso, desiderando di sparire tra le onde.

Incontra per casualità Maria, che risveglia in lui l’antica passione per la pittura. Dipingendo il volto della giovane troverà la forza di ricominciare a vivere e affrontare con coraggio l’amaro destino che ancora lo attende.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Barbara Gherman

Dipingendo Maria

Dipingendo Maria di Barbara Gherman

Capitolo uno

In quei primi giorni di marzo il sole splendeva limpido sui lidi di Comacchio, vestiva di nuovo ogni cosa, dava corpo ai colori, disegnava con nitidezza i contorni del paesaggio. Sul lungomare di Porto Garibaldi le onde si frangevano festose sulle barriere di scogli, per poi terminare la corsa in piccole crespe che orlavano la riva. La sabbia, ancora bagnata dall’inverno, emetteva qua e là piccoli bagliori.

La spiaggia era vuota, poche le autovetture di passaggio sulla strada. Il sole batteva sul lastricato del marciapiede, che si snodava luminoso verso la spiaggia libera. Tutto pareva pronto al risveglio dal lungo sonno invernale.

Un’unica macchia scura stonava in quel trionfo di colori. Avvolto nel giaccone, un uomo sedeva sulla panchina del lungomare: aveva lo sguardo vuoto fisso oltre la spiaggia, perso tra la schiuma evanescente delle onde. Anche se seduto, si poteva capire che era di statura alta; l’ampiezza degli abiti indicava che un tempo era stato di corporatura robusta. Il volto tirato e la barba lunga e incolta gli davano un aspetto molto più vecchio dei suoi quarant’anni. Teneva la schiena chinata in avanti, i gomiti poggiavano appena sopra le ginocchia e le mani vuote pendevano tra la stoffa nera dei pantaloni. Stava immobile da ore; solo la brezza marzolina a tratti gonfiava il giaccone e giocava gaiamente con l’orlo dei pantaloni, quasi volesse scuotere l’uomo dallo stato di cupo abbandono. Restava lì, con la testa eretta, assorto nel nulla.

Un lieve fruscio s’aggiunse a quello delle onde. L’uomo volse la testa. La osservò avvicinarsi in bicicletta, con andatura scanzonata, in una esplosione di vivacità: giacca a vento rosa, pantaloni bianchi, scarpe da tennis rosse, cappello viola calcato sul vortice di ricci biondi. La ragazza sorrise passandogli davanti; lui la seguì con lo sguardo, fin quando la vide attraversare la strada e imboccare una via laterale. Poi l’uomo tornò a fissare il mare.

Dipingendo Maria


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Marzia

copertina Marzia
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Marzia

Una storia non proprio comune

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Marzia. Marzia è una ragazza bisognosa d’amore, non ha famiglia, solo una nonna che vive lontano. Arriva alla pensione con tanti dubbi da risolvere, per riflettere sul rapporto con Aldo e prendere una decisione sul suo futuro.
Il desiderio di serenità familiare l’ha indotta ad aggrapparsi a un sogno, senza vedere la realtà. Ha accettato tutto dal suo uomo, ogni pretesa, persino gli sfoghi d’ira violenta. A causa di Aldo dovrà affrontare situazioni rischiose e si troverà coinvolta loschi traffici. Sostenuta dall’amica, dal titolare dell’ufficio e da un premuroso avvocato conosciuto in spiaggia, cercherà di guardare al futuro con fiducia e serenità.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Barbara Gherman

copertina Marzia

Marzia di Barbara Gherman

Capitolo I

Erano trascorsi solo due giorni dal mio arrivo alla piccola pensione sul lungomare di Porto Garibaldi. Alla fine di maggio il lido era ancora poco frequentato, radi gli ombrelloni aperti sulla spiaggia sabbiosa e vasta: potevo trovare la quiete di cui avevo bisogno. Ero riuscita a strappare due settimane di vacanza, il titolare aveva compreso la mia necessità di evadere, di allontanarmi dai problemi che negli ultimi tempi m’opprimevano. Lo stato depressivo era evidente, dava segni allarmanti anche nello svolgimento del lavoro.

La mia collega aveva contribuito a farmi ottenere questo periodo di riposo con largo anticipo sulle ferie previste, promettendo straordinari nei giorni di maggiore necessità. Danila non era solo una collega di lavoro, era diventata la mia confidente più intima: con lei spesso mi fermavo la sera in macchina o nel bar di fronte all’ufficio per sfogarmi prima di rientrare a casa. Mi ascoltava paziente, m’incitava a prendere una decisione definitiva, se necessaria drastica, sul rapporto con Aldo, fatto ormai di soli litigi e cattiverie reciproche.

Avevo conosciuto Aldo tre anni prima al matrimonio di Danila. Viveva a Bologna, dove gestiva un magazzino all’ingrosso di tessuti. Era separato dalla moglie, stava vivendo un periodo delicato, sia nel campo della vita sentimentale che in quello lavorativo. Al ricevimento si era mostrato brillante, di buona compagnia, l’animatore della festa: era stato l’ideatore degli scherzi agli sposi, il barzellettiere, l’organizzatore del trasferimento in una sala da ballo appositamente prenotata per finire la serata in bellezza. Il caso volle che al ristorante fosse seduto al mio stesso tavolo con altre due coppie di amici, noi gli unici senza un compagno. Fu naturale che quasi tutta la sera ballassimo insieme e ci tenessimo compagnia. Mi accompagnò a casa e chiese di rivedermi. Ci scambiammo i numeri telefonici con la promessa di accordarci per una cena durante un fine settimana.

Per un mese non ricevetti alcuna chiamata e, presa dal lavoro e dal trasloco nel mio nuovo appartamento di Altedo, dimenticai la promessa e il numero di telefono.

Una sera, uscendo dall’ufficio, trovai Aldo ad aspettarmi con un mazzo di colorati fiori di campo. Mi venne incontro sorridendo e, con l’aria burlona di quella sera, mi sottopose a un fulmineo interrogatorio.

«È tutta la settimana che provo a mettermi in contatto con te, dove sei finita?! Il portiere mi ha informato che hai cambiato casa: perché non mi hai mai chiamato? Quando mi hai dato il numero di telefono pensavi davvero di volermi rivedere oppure era un modo gentile di liquidarmi?».

Risposi con lo stesso tono: «Sai, non mi fido troppo degli uomini soli incontrati ai matrimoni; soprattutto di quelli che amano essere al centro dell’attenzione. In genere cercano di approfittare del momento romantico e della loro simpatia per buttarsi in flirt senza seguito. Una ragazza sola deve imparare a difendersi, e quale strategia migliore di dare un numero sbagliato?».

«Ah, è questo che pensi di me? – replicò Aldo – Devo immediatamente farti cambiare opinione! Ti propongo un innocente aperitivo al bar qui di fronte per scambiare quattro chiacchiere e iniziare a conoscerci. Poi decideremo se continuare il discorso nei prossimi giorni».

Cominciammo a frequentarci, dapprima qualche sabato per cenare in un locale caratteristico nei dintorni di Bologna, poi sistematicamente tutti i fine settimana. Uscivamo sempre soli, insisteva nel dichiararsi molto attratto da me e desideroso di conoscermi e farsi conoscere meglio, cosa che in compagnia sarebbe risultata difficile.

Le prime serate furono piene di allegria e di sorprese: mi raccontava, forbendo il discorso di divertenti aneddoti, del suo lavoro, di come appena diplomato avesse iniziato una brillante carriera di rappresentante di un importante lanificio di Prato. In pochi anni era riuscito ad annoverare tra i clienti più fedeli le maggiori aziende di moda dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, diventando conosciuto e stimato nell’ambiente. Diversi erano stati i produttori di tessuto che gli avevano proposto di diventare loro referente e depositario per l’Italia settentrionale, molti anche offrendo il loro appoggio economico per organizzare una struttura commerciale per iniziare l’attività in proprio.

A trentasei anni era già titolare dell’attuale magazzino all’ingrosso: tra i fornitori aveva selezionato i migliori tessitori italiani e stranieri; tra i clienti vantava le più prestigiose case di moda. Di rado si recava personalmente dai clienti, solo dai più importanti, una dozzina di rappresentanti lavorava per la sua azienda. Aveva diversi dipendenti in magazzino, negli uffici cinque solerti impiegate. Parlava con orgoglio di come così giovane era arrivato a una posizione prestigiosa. Amava viaggiare: aveva visitato quasi tutta l’Europa, parte dell’Asia e dell’America del Sud.

Una sera, parlando dei suoi viaggi, disse che il prossimo Paese che intendeva visitare sarebbe stato l’Egitto.

«Verresti con me? – mi chiese – Ho programmato il viaggio per le festività di Natale, trascorreremo il Capodanno tra le piramidi. Che ne dici?».

Marzia


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