La fine del poeta

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Claudio Conforti

La fine del poeta

Il filo sospeso, il baratro atteso

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La fine del poeta

A voi che aprite il cuore
ai miei versi d’amore
lo so, sono parole,
perciò perdonatemi l’errore
di non essere migliore,
di non essere perfetto
come un Cristo eletto,
poiché niente vi prometto.
E non vorrei mai far questa pazzia,
mi ha scelto la poesia
che racconta una vita
che vorrei fosse infinita
annunciandola da profeta,
e invece devo raccontare
di una gioia fine al dolore,
di uno scheletro nell’abito nuziale,
della fine e del male,
di lacrime e sconfitte
e poi ancora della morte.
Perciò non è per scelta mia,
me lo impone la vita,
di fare pure io la fine del poeta.

Mi chiamo Claudio Conforti, sono nato il 12 giugno 1974 a Lamezia Terme in provincia di Catanzaro, dove risiedo tutt’ora.
Sin dalla giovane età ho manifestato interesse per i testi poetici cercando il vero senso della vita, che la teatralità del mondo non spiega. Almeno fino a quando non si prende carta e penna e si comincia a scrivere chiedendosi il perché di ciò che si vede, che viene sì dal cuore ma in verità non è l’amore: quell’amore che si vorrebbe e che certo cambierebbe tutto il male in bene.
Così ho iniziato a tradurre in poesia i miei desideri, le mie esperienze e le mie speranze con il desiderio di suscitare amore soprattutto tra le nuove generazioni, che vedo mosse soprattutto da ambizioni venali che inevitabilmente condurranno a cocenti delusioni, rimpianti e rimorsi per una coscienza mai portata avanti.


Biografia Claudio Conforti

Copertina La fine del poeta

La fine del poeta di Claudio Conforti

Prefazione

A voi che aprite il cuore
ai miei versi d’amore
lo so, sono parole,
perciò perdonatemi l’errore
di non essere migliore,
di non essere perfetto
come un Cristo eletto,
poiché niente vi prometto.
E non vorrei mai far questa pazzia,
mi ha scelto la poesia
che racconta una vita
che vorrei fosse infinita
annunciandola da profeta,
e invece devo raccontare
di una gioia fine al dolore,
di uno scheletro nell’abito nuziale,
della fine e del male,
di lacrime e sconfitte
e poi ancora della morte.
Perciò non è per scelta mia,
me lo impone la vita,
di fare pure io la fine del poeta.

La fine del poeta


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Il Tempo. Concetto dai mille volti

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Barbara Bortoli

Il Tempo

Concetto dai mille volti

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Il Tempo. Concetto dai mille volti. Quante volte ci siamo soffermati a guardare il tempo con rimpianto, senza considerarlo un vero compagno di vita pronto a indicarci un’esistenza migliore.
Il tempo è limitato e va vissuto alla continua ricerca di se stessi, senza imitare nessun altro. Essere ciò che si è: la più bella e difficile avventura che la vita fornisce e che troppe volte escludiamo per trasformarci in ciò che gli altri vogliono.
Questa nuova opera segue la produzione letteraria precedente e completa il percorso di realizzazione e consapevolezza proposto al lettore da un’autrice discreta e schietta. Accompagnano le sue riflessioni i disegni di Massimiliano Sciuccati.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Barbara Bortoli

Copertina Bortoli Il Tempo. Concetto dai mille volti

Il Tempo. Concetto dai mille volti di Barbara Bortoli

Il tempo

Mi guardo indietro. Il tempo scorre così velocemente che mi sembra di soffocare. Mi assale un senso di ansia: temo di non essere riuscita a realizzare ciò che avrebbe cambiato la mia realtà, che ormai controlla il mio essere.

I ricordi si perdono, la memoria si offusca e quel che di certo rimane spaventa.

Ma quanti perché rimangono ancora sospesi… Sembrano sospesi a un filo lungo e sottile privo di una fine. A volte preferirei che si rompesse per dare spazio a un percorso alternativo, eliminando ciò che non mi appartiene.

Forse lungo il percorso ho scordato qualcosa o semplicemente credevo di averlo realizzato in modo corretto e costruttivo.

Ma come in tutte le cose, nulla è certo fino a quando non scopri la ragione e la causa di ciò che accade e il perché del suo esistere.

Forse è solo una convinzione, che con gli anni risuona come una musica stonata. È una musica che nonostante tutto riesce a scoprire, dietro tanto stridore, qualcosa che valga ancora la pena di individuare.

È l’essere che ci fa esistere, o l’esistere che ci fa essere?

Søren Kierkegaard sostiene che l’uomo, avendo possibilità di scegliere, viene accompagnato da un senso di angoscia esistenziale che nasce quando si rende conto che la libertà che crede di avere è in realtà una non-libertà poiché condizionata da altri e non dai suoi desideri.

L’unica via d’uscita sarà la fede, che porterà l’uomo nell’irrazionalità. Così l’uomo credente potrà ammettere l’esistenza dell’assurdo.


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