Luciano Boselli
Uomini, cani e tartufi
La ricerca di tartufi a Bonizzo e Borgofranco sul Po, ieri e oggi
Edizione cartacea
Edizione digitale
Uomini, cani e tartufi. C’è molta scienza ma ancora pochi racconti sulle persone che hanno fatto la storia della ricerca del tartufo. Questo libro è un tributo a chi negli anni ha contribuito con passione ed esperienza a esaltare la trifola locale addestrando cani da tartufo e passando dalla raccolta, alla commercializzazione, al suo uso in cucina e nelle sagre.
Le nuove macchine che scavano in profondità il terreno pregno di concimi e veleni hanno quasi estinto i funghi e le tartufaie naturali in golena e nelle campagne. Il tartufo bianco e il tartufo nero stanno scomparendo, anche i sapori sono cambiati.
Bisogna agire subito. Risolvere il problema della sparizione del tartufo significa migliorare la nostra vita. In conclusione quindi alcune proposte: quanta elettricità può produrre l’acqua del Po che viaggia da Torino fino a Venezia? Cosa c’entra con il tartufo?
A corredo del volume le fotografie e i racconti dei trifolin di Bonizzo e Borgofranco sul Po, che ancora chiedono: «Gh’èla?» incoraggiando il cane a una nuova ricerca.




Uomini, cani e tartufi di Luciano Boselli
Gh’èla?
Gh’èla? [c’è?] è una domanda, un ordine, un’esortazione. In questa espressione è racchiuso il mondo della trifola, ovvero del trifulin e del suo cane. Gh’èla? è una richiesta che esprime il desiderio dell’uomo di scovare al più presto la pepita ma è anche un ordine secco, uno stimolo al cane perché si impegni di più. Un richiamo che, modulato con toni diversi, racchiudeva e racchiude ancora oggi una storia profonda. C’è un’altra espressione che viene intercalata al Gh’èla?, ovvero In du’èla? [dov’è?]. Quest’ultima però è più di base, di preparazione all’evento che si spera maturi.
Il trifulin e il suo cane sicuramente sono gli attori principali di questa scena. Il cane in particolare sa sorprendentemente interpretare tutti gli umori del padrone e, quasi sempre, ne asseconda le richieste. Qualche volta si distrae o fa semplicemente ciò che più gli interessa, però è sempre sincero perché si esprime con i propri atteggiamenti, con gli occhi e maggiormente con la coda, che rimane tra le zampe quando sa – garantito che lui lo sa e se ne rende perfettamente conto – che non sta ubbidendo ai richiami del padrone. Ma la coda che fende l’aria in orizzontale, più o meno velocemente, è anche il primo segnale evidente per comunicare: ci siamo, preparati! Il cuore comincia a battere più rapido, la voce si carica di emozioni nell’attesa che il naso della bestiola affondi decisamente in un punto preciso del terreno. Poi il mulinare vorticoso delle zampe, che creano in pochi attimi uno squarcio nella terra, da dove si sprigiona il profumo della trifola.