Memorie di un programmatore

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Graziano Natale Portesan

Memorie di un programmatore

Dall’alluvione del Polesine alla tecnologia digitale

in pubblicazione il 7 agosto 2023
Edizione cartacea (prevendita)
Edizione digitale (prevendita)


Memorie di un programmatore. L’Autore narra la storia personale e collettiva della propria comunità attraversando i momenti significativi del Paese dal boom economico del dopoguerra, al periodo della contestazione, fino all’avvento dell’era informatica.
Descrive l’alluvione del Polesine, che distrugge i raccolti e genera debiti con le banche. Il dolore e la miseria dilagano e molti emigrano in cerca di una vita migliore, in Brasile o in Piemonte.
Il libro racconta anche i cambiamenti sociali e tecnologici dell’epoca come l’avvento dei dischi per conservare i dati e l’introduzione dei computer nelle aziende come la Barbero. L’Autore descrive inoltre la sua esperienza presso IBM, dove la sua capacità di programmazione viene apprezzata e utilizzata nello sviluppo di nuove applicazioni.
Sono istantanee ancora presenti nella memoria, ritratti famigliari e sociali di un eccezionale testimone della storia del Paese.

«Nel Polesine l’alluvione ha distrutto ogni possibilità di raccolto e con il passare degli anni l’unica cosa che è cresciuta sono stati i debiti con le banche. Molti polesani dicono che peggio di così non può andare e con tale convinzione emigrano con la speranza di una vita migliore.».

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Scopri la storia avvincente e toccante di Graziano Natale Portesan nel libro Memorie di un programmatore. L’Autore conduce i lettori attraverso i momenti significativi che hanno plasmato la sua comunità e l’Italia nel corso dei decenni.

Dall’epoca del boom economico del dopoguerra alla tumultuosa era della contestazione e fino all’arrivo dell’era informatica, Portesan racconta le trasformazioni sociali e tecnologiche che hanno segnato il Paese. Un evento fondamentale nella sua narrazione è l’alluvione del Polesine, che ha portato devastazione, distruzione dei raccolti e debiti con le banche. Questo evento tragico ha spinto molti a cercare una vita migliore in luoghi come il Brasile o il Piemonte.

Il libro getta uno sguardo attento anche ai cambiamenti tecnologici, come l’avvento dei dischi per la conservazione dei dati e l’introduzione dei computer nelle aziende, come nel caso della Barbero. Portesan condivide la sua esperienza presso IBM, dove la sua abilità di programmazione è stata apprezzata e utilizzata nello sviluppo di nuove applicazioni.

Attraverso le parole dell’Autore queste istantanee del passato prendono vita offrendo un quadro famigliare e sociale di un testimone straordinario della storia del nostro Paese.

Memorie di un programmatore è un’opera che cattura l’attenzione e le emozioni del lettore offrendo uno sguardo autentico e coinvolgente sulla storia e sulle esperienze di una persona straordinaria.

Lasciati trasportare in un affascinante racconto che unisce la dimensione personale all’epopea collettiva di un’intera nazione.


Memorie di un programmatore copertina

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Memorie di un programmatore di Graziano Natale Portesan

Introduzione. Ricordo di mia madre

È il 23 dicembre, giorno del mio compleanno. Mia sorella Sandra mi chiama al cellulare non per farmi gli auguri ma per dirmi che mamma è peggiorata e chiedermi di passare a farle visita; da quando l’Alzheimer si è preso la sua mente, vive nella casa di riposo dove Sandra opera come oss, scelta praticamente obbligata per garantirle un’assistenza continua e qualificata.

Chiedo se devo attrezzarmi per trascorrere la notte con lei.

«No, sono di turno. Tu passa solo per un saluto, anche se probabilmente non se ne accorgerà nemmeno».

Salgo in auto, la casa di riposo dista quindici chilometri dalla mia e ricordo il racconto della mamma a proposito del suo secondo viaggio a San Giovanni Rotondo. È stata donatrice Avis (medaglia d’argento, mancavano poche donazioni per ottenere quella d’oro). Ha partecipato a tutte le gite dell’associazione per visitare i santuari di mezzo mondo, però padre Pio le è rimasto nel cuore. Mentre sentiva il peso degli anni, nell’ultimo incontro durante una preghiera ha chiesto come avrebbe concluso la propria vita. «Non preoccuparti, quando sarà l’ora te ne andrai con la benedizione del Signore» è stata la risposta di padre Pio.

Mi viene spontaneo chiamare don Gianni, con il quale ho un ottimo rapporto, parroco di Canale. Strani scherzi della vita: sono nato a Canale di Ceregnano a Rovigo e vivo a Canale di Cuneo, due paesi con lo stesso nome ma lontani quasi quattrocento chilometri. Gli chiedo se può dedicarmi qualche ora per far visita a mia mamma: risponde che ha tempo, posso passare in canonica a prenderlo.

Mezz’ora dopo entriamo nella camera di mia madre. Lei ci guarda entrambi e forse capisce tutto perché vedo il suo viso rilassarsi e scorgo una luce diversa nei suoi occhi. Don Gianni le impartisce la benedizione degli Olii Santi, al termine della quale mi resta la sensazione che mamma non aspetti altro. Morirà un mese dopo con il sorriso sulle labbra fra le braccia di sua figlia Sandra.

Sulla strada del ritorno don Gianni mi guarda e con un cenno d’intesa chiede: «Presidente, sarò indiscreto, ma posso chiederle alcune cose?».

«Don perché mi chiami presidente e mi dai del lei?! Non siamo mica in Consiglio. Comunque chiedi pure».

«Come presidente della casa di riposo di Canale ti firmi con il nome di Natale, mentre gli amici ti chiamano Graziano. Questa sera poi ho notato che porti lo stesso cognome di tua mamma: come mai?».

«Don è una storia lunga, ma se mi inviti in canonica per un caffè e se hai voglia di ascoltare… – poi aggiungo – E lo sai come la penso: non sono affatto ateo, ma in chiesa mi vedi poche volte. Ti devo ringraziare di cuore per ciò che stasera hai fatto per mia madre e per me. Ci vediamo alla casa di riposo per gli auguri di buon Natale». Don Gianni mi guarda, sorride, mi tende la mano e chiede: «Presidente quando mi racconta il resto?».


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Cristina Sarzi Amadè

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L’emigrazione, il Dopoguerra, la vita in campagna

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La Mericana. Un secolo di storia, un secolo di vita vissuta da Ginevra, nata negli Stati Uniti da emigranti veneti tornati in Italia a Mantova negli anni Venti. La grande emigrazione, la famiglia patriarcale e la tragica Seconda guerra mondiale. Ma anche la vita nei campi, scandita dal ritmo delle stagioni e dalle tradizioni contadine.
L’Autrice, con lo sguardo della bimba di allora, ci offre il ricordo di un passato, un’identità, che ancora ci appartiene pienamente.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Cristina Sarzi Amadè

Copertina La Mericana

La Mericana di Cristina Sarzi Amadè

Prefazione

Erano anni che avevo il grande desiderio di raccontare la storia di mia nonna paterna Ginevra. Ho avuto la fortuna di conoscere entrambe le nonne e di viverle abbastanza intensamente.

Con nonna Dirce, madre di mia madre, non abitando con noi, ho condiviso meno esperienze di vita, ma di lei conservo ugualmente un carissimo ricordo.

Era una nonna tradizionale, piuttosto florida, allegra, simpatica e severa quanto basta con noi nipoti (io ero l’unica femmina), anche se molto meno di quanto lo era con le figlie. Da adolescente capitava di recarmi in visita da lei e trattenermi per un giorno intero. Essendo molto religiosa mi spronava a leggere opuscoli che raccontavano la vita dei Santi, in particolare ricordo di aver letto la biografia di santa Maria Goretti.

Nata a fine Ottocento, era figlia di contadini che dalle Marche, terra d’origine, si trasferirono nel Lazio in cerca di una occupazione migliore; conduceva una vita molto dura, ma simile a quella di tanti altri bambini di quei tempi, denutriti, analfabeti e costretti a lavorare dalla più tenera età.

A undici anni un ragazzo amico di famiglia tentò di violentarla e lei, pur di preservare la sua verginità, morì colpita da diverse pugnalate, non prima però di aver perdonato il suo assassino.

Alla fine di questa lettura mi sentivo pervasa da un certo turbamento, ma poi mi passava velocemente; i nonni riuscivano con il loro modo di fare semplice e spontaneo a farmi ritornare serena.

Da adulta ho capito il motivo per cui mi sottoponeva a quella lettura: era il suo modo per suggerirmi prudenza e attenzione nell’intrecciare rapporti con l’altro sesso; non credo in effetti che l’abbia mai proposta ai miei cugini maschi.

Purtroppo nonna Dirce è mancata relativamente presto ma ha comunque potuto esaudire il suo grande desiderio di diventare bisnonna con la nascita di mio figlio Leonardo.

Nonna Ginevra, protagonista di questo libro, l’ho vissuta dalla mia nascita fino alla fine dei suoi giorni poiché ha sempre abitato con i miei genitori. La sua vita è stata un susseguirsi di avventure, emozioni, gesta straordinarie; insomma tutti ingredienti indispensabili per poter scrivere questa storia.

Metà della sua esistenza ricorre in un mondo passato che io non ho conosciuto ma di cui ho udito le eco, un mondo epico anche se non mitico, incredibilmente differente dall’attuale.

Ciò che ho scritto di quei tempi è frutto degli aneddoti che mi raccontava nonna e tuttavia, come la maggior parte dei ricordi, sono imperfetti e soggettivi; soprattutto perché raccolti molto tempo fa come conchiglie su una spiaggia e infilati in una tasca della mia memoria. Perciò l’aiuto di mia madre Elva – che con Ginevra ha condiviso quasi cinquanta anni della sua vita – è stato molto importante.

Mi rendo conto che questo mio lavoro ha dei limiti, non è stato semplice – per me che non sono una scrittrice – riportare con precisione i momenti di vita quotidiana mantenendo il ritmo del racconto, i colori e i sapori.

Ma non mi sono lasciata prendere dallo scoramento e ho continuato, perché ciò che ho raccontato l’ho fatto innanzi tutto per me stessa e poi per la mia famiglia. Ritengo che le presenti memorie, che comprendono un secolo intero, siano un patrimonio fondamentale di tradizioni e di valori per le generazioni che verranno. Quando ho iniziato questa avventura – nei primi mesi del 2018 subito dopo il mio pensionamento – neppure immaginavo che sarei anche io diventata nonna. Ora, con immensa gioia, mi ritrovo ad aver raggiunto questo importante traguardo con la nascita di Martino. Chissà se riuscirò a rimanere nel suo cuore, come nonna Ginevra ha fatto con me. Quanto bene ho voluto a nonna Ginevra!

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Le lacrime degli avi

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Malachite. Le lacrime degli avi. Il Congo ha paesaggi mozzafiato, una natura incontaminata e un sottosuolo ricchissimo di minerali. Ambito dalle più grandi potenze mondiali, è però ridotto oggi a un cumulo di macerie.
Con Malachite l’Autrice propone un’autobiografia intrecciata all’analisi storica dei processi per i quali gli Stati occidentali si sono impadroniti di interi Paesi come il Congo e tutt’ora depredano l’Africa delle ricchezze, facendo ricorso a violenze feroci e usando le rivalità e l’odio delle etnie fino al genocidio, causando l’emigrazione di migliaia di persone. Testimonia inoltre le atrocità subite dagli autoctoni. Perché il genocidio feroce tra etnie rivali? Cosa sta succedendo?

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia Thalia Ganotakis

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Malachite di Thalia Ganotakis

Introduzione

Le vicissitudini narrate in questo libro coinvolgono vari personaggi che hanno trascorso gran parte della vita in Paesi africani, testimoni della dichiarazione di indipendenza e degli ulteriori sviluppi storici, dal giogo coloniale fino a oggi.

Nel corso di una grande ondata migratoria, moltissimi sono stati i cittadini europei che si sono stabiliti nelle colonie belghe del Congo, Ruanda e Burundi. È di grande importanza per il lettore essere a conoscenza dello svolgimento dei fatti storici di tali Paesi, al fine di comprendere come queste persone hanno affrontato il loro scorcio di vita.

Due storie narrano due diversi percorsi, che finiscono per incrociarsi: la storia di un’autrice di origine greca nata in Congo e di un ragazzo italiano che raggiunge il Congo in cerca di fortuna. Le trame si intrecciano secondo lo svolgimento degli avvenimenti storici, che verranno spiegati nel dettaglio. Si tratta di una testimonianza comune a tutti i figli bianchi del Congo che, a causa degli avvenimenti che hanno scosso questa regione, hanno dovuto lasciarla sradicandosi del tutto per proseguire la loro vita in Europa con, alle spalle, un bagaglio culturale unico, vasto e sconosciuto.

Si vuole pubblicare qui anche la testimonianza della malvagità di poteri oscuri e insospettabili che, con guanti bianchi, pur di raggiungere i propri scopi di lucro hanno causato e tutt’ora causano il massacro di intere popolazioni, fomentando odio e terrore.

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