Il soffitto astronomico di Casa Provenzali

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Sandro Zannarini

Il soffitto astronomico di Casa Provenzali

Un codice celeste del Rinascimento

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Il soffitto astronomico di Casa Provenzali. Il soffitto astronomico di Casa Provenzali, riemerso nel 2020 e restaurato nel 2021, si può ammirare a Cento, Ferrara, vicino a Corso del Guercino. L’edificio rinascimentale custodisce tesori astrologici, letterari e mitologici.

L’Autore attraverso l’analisi delle costellazioni offre una lettura inedita, accessibile e affascinante svelando i segreti celati nella rappresentazione astrale. Le illustrazioni xilografiche di Igino, del I secolo d.C., ne arricchiscono l’interpretazione iconografica.

«Il soffitto ligneo è una fedele rappresentazione del Poeticon Astronomicon di Igino, il progettista possiede grandi competenze in campo astronomico».

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Il soffitto astronomico di Casa Provenzali, riscoperto nel 2020 e magnificamente restaurato nel 2021, si presenta come un vero e proprio gioiello rinascimentale situato a Cento, nella pittoresca città di Ferrara. Un autentico scrigno di tesori astrologici, letterari e mitologici che l’autore, Sandro Zannarini, svela con passione e competenza in questa affascinante opera.

Attraverso una meticolosa analisi delle costellazioni e dei loro significati simbolici, l’autore ci conduce in un viaggio emozionante attraverso le stelle e le loro connessioni con la mitologia, la letteratura e l’arte.
L’approccio accessibile e coinvolgente di Zannarini rende questa lettura adatta sia agli appassionati di astronomia che a coloro che desiderano scoprire le profonde connessioni tra il cielo stellato e la cultura umana.

Inoltre l’inclusione di illustrazioni xilografiche tratte dal Poeticon Astronomicon di Igino, datate al I secolo d.C., aggiunge un ulteriore livello di profondità all’interpretazione iconografica del soffitto astronomico. Tali illustrazioni storiche arricchiscono il contesto e permettono di immergersi ancor di più nella ricchezza culturale e simbolica di questa meravigliosa rappresentazione artistica.

Sandro Zannarini, laureato in Astronomia presso l’Università degli studi di Bologna, trasmette la sua passione e la sua conoscenza attraverso la didattica, essendo un insegnante di Fisica presso il Liceo delle scienze applicate di Cento di Ferrara. Il suo impegno nell’approfondire e condividere la conoscenza astrale rende questa opera una risorsa preziosa per chiunque voglia esplorare il connubio tra le stelle e la cultura umana.


Il soffitto astronomico di Casa Provenzali. Biografia di Sandro Zannarini

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Il soffitto astronomico di Casa Provenzali di Sandro Zannarini

Introduzione

Il soffitto astronomico di Casa Provenzali a Cento, riemerso dall’oblio nel 2020 e riportato al suo antico splendore in seguito al restauro effettuato nel 2021 dopo la rimozione del controsoffitto che l’ha occultato per oltre un secolo, si è dimostrato a un più attento studio un meraviglioso crogiolo di arte, astronomia e letteratura.
Limitarsi ad affermare che il soffitto ligneo raffiguri le quarantotto costellazioni tolemaiche è alquanto semplicistico e riduttivo rispetto al suo vero significato iconologico. Il ciclo pittorico di Cento si è dimostrato unico nel suo genere essendo chiaramente una rappresentazione astronomica che non ha nulla a che fare con i più importanti cicli astrologici italiani, tra i quali sicuramente il più noto è il Salone dei mesi di palazzo Schifanoia a Ferrara.
L’ideatore del ciclo pittorico
Per presentare una descrizione razionale del ciclo centese occorre fare alcune riflessioni profonde, la prima delle quali è chiedersi chi può esserne l’ideatore. Fin dal primo momento che ho visto la Sala delle costellazioni ho dubitato che l’artista o gli artisti che lo avevano raffigurato fossero anche i progettisti dell’impianto. L’ideatore, di cui ignoriamo il nome, è sicuramente un erudito, forse un docente dello studio bolognese con profonde conoscenze astronomiche; da un’ipotesi – non fondata su documenti certi – potrebbe trattarsi di Luca Gaurico lettore di astronomia dell’ateneo bolognese della prima metà del Cinquecento. L’identificazione in Luca Gaurico non è casuale ma si basa sulla considerazione che forse riveste un ruolo principale nella descrizione del soffitto astronomico, come vedremo in seguito comparandolo con l’Astronomicon di Marco Manilio del i secolo d.C. Infatti è di Gaurico una famosa orazione composta a favore dei sostenitori dell’astrologia che cita gli antichi scrittori latini come Manilio.
Le fonti bibliografiche
Una seconda domanda cui è necessario rispondere è quale sia la fonte da cui gli artisti possono aver attinto per eseguire le iconografie delle costellazioni. Le immagini delle costellazioni zodiacali sono le più conosciute e rappresentate fin dal primo Medioevo; ne sono un esempio gli affreschi nel Palazzo della Ragione di Padova attribuiti a Giotto, che all’inizio del xiv secolo decorò le volte con motivi astrologici. Parimenti conosciamo la controparte iconografica anche di qualche costellazione extrazodiacale: una delle rappresentazioni più antiche è l’Atlante Farnese, databile al ii secolo e rinvenuto alle Terme di Caracalla a Roma intorno al 1546.
Raffigurazioni di costellazioni extrazodiacali più antiche si trovano nei trattati arabi, di cui l’autore più importante è l’astronomo persiano Abd al-Rahman al Sufi, il quale nel 964 compose un saggio sulle cosiddette “stelle fisse” (Descrizione delle stelle fisse o Libro delle stelle fisse) unendo gli esaurienti cataloghi stellari di Tolomeo contenuti nell’Almagesto (pubblicato nel 150 d.C.) alle tradizionali costellazioni arabe. Ciò che non esiste ancora nel primo Rinascimento è un vademecum in cui sono rappresentate tutte le illustrazioni delle quarantotto costellazioni.
L’ultima riflessione è di carattere propriamente astronomico, poiché il susseguirsi delle costellazioni nei vari cassettoni del soffitto non rispecchia rigorosamente la loro localizzazione sulla sfera celeste e nemmeno i cicli mitologici rappresentati sono rigorosamente attinenti ai miti a loro associati. Alla luce di queste considerazioni si è reso necessario ipotizzare altre possibili fonti che non fossero rigorosamente astronomiche utilizzate dalle maestranze che lavorarono a Casa Provenzali. Tali fonti potevano essere i poemi latini di Igino e di Manilio. In particolare l’Astronomicon (come dimostrato Warburg) di Manilio fu d’ispirazione a Pellegrino Prisciani per la rappresentazione della fascia superiore del Salone dei mesi a palazzo Schifanoia contenente gli dei che sovraintendono ai segni zodiacali.
Libero dal giogo scientifico in quanto astronomo del xxi secolo, osservando il soffitto ligneo con gli occhi di un astrologo del Rinascimento mi sono reso conto di ciò che i progettisti volevano rappresentare. Le stelle al momento visibili nel soffitto astronomico di Casa Provenzali sono 601. Un primo spiraglio si è aperto quando lo studio delle astrotesie presenti nelle varie costellazioni mi ha fornito la prova che la fonte si trovava nel Poeticon Astronomicon di Igino. È proprio la descrizione minuziosa che Igino dà del numero di stelle e della loro distribuzione all’interno delle costellazioni che ha confermato la mia ipotesi. Il poema di Igino del i secolo d.C. era molto conosciuto nel Rinascimento ed era considerato il testo di astronomia che s’insegnava nel quadrivio della scolastica. Il Poeticon Astronomicon rimase nella sua forma letteraria fino al 1482, quando a Venezia il tipografo tedesco Erhard Ratdolt lo arricchì con le illustrazioni delle quarantasei costellazioni. Rispetto alle tradizionali quarantotto costellazioni tolemaiche nell’edizione del 1482 mancano le costellazioni del Cavallino e della Corona Australe, mentre la costellazione del Lupo è unita a quella del Centauro. Non sappiamo chi sia realmente l’ideatore delle illustrazioni nel Poeticon Astronomicon del 1482, però sappiamo dagli appunti di Ratdolt che nel 1476 creò una società con altri due tedeschi Bernhard Maler di Augusta – incisore e stampatore, definito pictor e conosciuto a Venezia con il nome di Bernardo il Pittore – e Peter Löslein di Langencen (attuale Langenzenn), bavarese, chiamato corrector ac socius.
Il sipario si è finalmente alzato sul soffitto astronomico di Casa Provenzali svelando non solo l’autore della meravigliosa scenografia, ma anche il suo sceneggiatore: il poeta latino Caio Julio Igino.


Il soffitto astronomico di Casa Provenzali


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La libertà del mare. Per casualità Chiara incontra Tiziano che, ferito dalla sorte, ha scelto di vivere sulla sua barca a vela. Questo rapporto le sarà di sostegno per affrontare il marito violento, la figlia che non la sa comprendere e i pressanti problemi economici.
Sul cammino che dovrà affrontare incontrerà amici, colleghi e occasioni da non perdere; ma sarà indagando se stessa e osservando il porto e la gente di mare dalla pensione di Gianni e Anella che potrà misurare quanto è vasta la libertà del mare.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


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Prologo

Chiara chiuse la lampo del giaccone fin sotto il collo, fece scivolare la sciarpa sui ricci capelli scuri e la tenne stretta sulla bocca lasciando scoperti solo gli occhi bruni.

Quel pomeriggio di fine novembre il vento gelido era impietoso sulla banchina di Porto Garibaldi, s’infilava sotto l’orlo dei pantaloni, dentro il giaccone, gonfiava la sciarpa e scendeva dal collo lungo la schiena, provocando a Chiara lunghi tremiti di freddo.

Camminando verso il faro senza alcun riparo, si chiese per l’ennesima volta perché fosse venuta, perché avesse accettato di incontrare quell’uomo misterioso e intrigante conosciuto al telefono. Mentre passava accanto alle imbarcazioni attraccate al molo vi guardava all’interno, domandandosi se potesse esserci qualcuno: parevano tutte vuote. Più avanti scorse una bella barca a vela, ben curata, e le parve di vedere una sagoma muoversi dietro i vetri.

Ebbe un fremito di paura e si arrestò. Ci fu un solo attimo di esitazione, poi i suoi piedi cambiarono percorso e la condussero verso la spiaggia, scavalcando pericolosamente la barriera di scogli che divideva il lido dal molo. Si sedette sul masso più basso come a nascondersi, aspettando che il cuore rallentasse i battiti. Si arrampicò un po’, facendo attenzione a rimanere nascosta, solo per vedere se da quella imbarcazione fosse sceso qualcuno. Era lui? L’avrà vista? Attese ancora qualche minuto, poi corse verso lo stabilimento balneare più vicino, imboccò la strada parallela al molo e si diresse velocemente verso la sua macchina.

Aveva appena acceso il motore, decisa a tornare a casa, quando squillò il cellulare.

«Ciao piccola, dove sei?» chiese una voce maschile familiare.

«Ciao marinaio, sono ancora a casa» mentì d’impulso.

«C’è un vento terribile e fa molto freddo, credo sia meglio che tu non ti metta in viaggio, rimani dove sei» disse lui con affettuosa premura.

Ci fu un lungo silenzio. Fu l’uomo a spezzarlo.

«Se sarai ancora d’accordo, ci incontreremo tra qualche mese. Nei prossimi giorni, appena il vento si placherà, intendo partire per svernare nel mio solito porticciolo calabrese. Ho già un lavoro che mi aspetta – s’interruppe, attese che Chiara dicesse qualcosa, poi continuò – Peccato che il tempo non sia stato favorevole! Ho tanta voglia di conoscerti di persona, di poter verificare se sei veramente come ti immagino…».

«Sì, anch’io sono dispiaciuta, sarebbe stato bello poterti finalmente vedere; ma hai ragione, non me la sento di uscire con questo tempo – continuò a mentire Chiara – Ti auguro buon viaggio! Continueremo a sentirci in attesa del tuo ritorno. A presto, marinaio!» concluse in fretta.

«Ciao piccola, ti chiamo stasera» la salutò lui con dolcezza.

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Marzia. Marzia è una ragazza bisognosa d’amore, non ha famiglia, solo una nonna che vive lontano. Arriva alla pensione con tanti dubbi da risolvere, per riflettere sul rapporto con Aldo e prendere una decisione sul suo futuro.
Il desiderio di serenità familiare l’ha indotta ad aggrapparsi a un sogno, senza vedere la realtà. Ha accettato tutto dal suo uomo, ogni pretesa, persino gli sfoghi d’ira violenta. A causa di Aldo dovrà affrontare situazioni rischiose e si troverà coinvolta loschi traffici. Sostenuta dall’amica, dal titolare dell’ufficio e da un premuroso avvocato conosciuto in spiaggia, cercherà di guardare al futuro con fiducia e serenità.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


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Capitolo I

Erano trascorsi solo due giorni dal mio arrivo alla piccola pensione sul lungomare di Porto Garibaldi. Alla fine di maggio il lido era ancora poco frequentato, radi gli ombrelloni aperti sulla spiaggia sabbiosa e vasta: potevo trovare la quiete di cui avevo bisogno. Ero riuscita a strappare due settimane di vacanza, il titolare aveva compreso la mia necessità di evadere, di allontanarmi dai problemi che negli ultimi tempi m’opprimevano. Lo stato depressivo era evidente, dava segni allarmanti anche nello svolgimento del lavoro.

La mia collega aveva contribuito a farmi ottenere questo periodo di riposo con largo anticipo sulle ferie previste, promettendo straordinari nei giorni di maggiore necessità. Danila non era solo una collega di lavoro, era diventata la mia confidente più intima: con lei spesso mi fermavo la sera in macchina o nel bar di fronte all’ufficio per sfogarmi prima di rientrare a casa. Mi ascoltava paziente, m’incitava a prendere una decisione definitiva, se necessaria drastica, sul rapporto con Aldo, fatto ormai di soli litigi e cattiverie reciproche.

Avevo conosciuto Aldo tre anni prima al matrimonio di Danila. Viveva a Bologna, dove gestiva un magazzino all’ingrosso di tessuti. Era separato dalla moglie, stava vivendo un periodo delicato, sia nel campo della vita sentimentale che in quello lavorativo. Al ricevimento si era mostrato brillante, di buona compagnia, l’animatore della festa: era stato l’ideatore degli scherzi agli sposi, il barzellettiere, l’organizzatore del trasferimento in una sala da ballo appositamente prenotata per finire la serata in bellezza. Il caso volle che al ristorante fosse seduto al mio stesso tavolo con altre due coppie di amici, noi gli unici senza un compagno. Fu naturale che quasi tutta la sera ballassimo insieme e ci tenessimo compagnia. Mi accompagnò a casa e chiese di rivedermi. Ci scambiammo i numeri telefonici con la promessa di accordarci per una cena durante un fine settimana.

Per un mese non ricevetti alcuna chiamata e, presa dal lavoro e dal trasloco nel mio nuovo appartamento di Altedo, dimenticai la promessa e il numero di telefono.

Una sera, uscendo dall’ufficio, trovai Aldo ad aspettarmi con un mazzo di colorati fiori di campo. Mi venne incontro sorridendo e, con l’aria burlona di quella sera, mi sottopose a un fulmineo interrogatorio.

«È tutta la settimana che provo a mettermi in contatto con te, dove sei finita?! Il portiere mi ha informato che hai cambiato casa: perché non mi hai mai chiamato? Quando mi hai dato il numero di telefono pensavi davvero di volermi rivedere oppure era un modo gentile di liquidarmi?».

Risposi con lo stesso tono: «Sai, non mi fido troppo degli uomini soli incontrati ai matrimoni; soprattutto di quelli che amano essere al centro dell’attenzione. In genere cercano di approfittare del momento romantico e della loro simpatia per buttarsi in flirt senza seguito. Una ragazza sola deve imparare a difendersi, e quale strategia migliore di dare un numero sbagliato?».

«Ah, è questo che pensi di me? – replicò Aldo – Devo immediatamente farti cambiare opinione! Ti propongo un innocente aperitivo al bar qui di fronte per scambiare quattro chiacchiere e iniziare a conoscerci. Poi decideremo se continuare il discorso nei prossimi giorni».

Cominciammo a frequentarci, dapprima qualche sabato per cenare in un locale caratteristico nei dintorni di Bologna, poi sistematicamente tutti i fine settimana. Uscivamo sempre soli, insisteva nel dichiararsi molto attratto da me e desideroso di conoscermi e farsi conoscere meglio, cosa che in compagnia sarebbe risultata difficile.

Le prime serate furono piene di allegria e di sorprese: mi raccontava, forbendo il discorso di divertenti aneddoti, del suo lavoro, di come appena diplomato avesse iniziato una brillante carriera di rappresentante di un importante lanificio di Prato. In pochi anni era riuscito ad annoverare tra i clienti più fedeli le maggiori aziende di moda dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, diventando conosciuto e stimato nell’ambiente. Diversi erano stati i produttori di tessuto che gli avevano proposto di diventare loro referente e depositario per l’Italia settentrionale, molti anche offrendo il loro appoggio economico per organizzare una struttura commerciale per iniziare l’attività in proprio.

A trentasei anni era già titolare dell’attuale magazzino all’ingrosso: tra i fornitori aveva selezionato i migliori tessitori italiani e stranieri; tra i clienti vantava le più prestigiose case di moda. Di rado si recava personalmente dai clienti, solo dai più importanti, una dozzina di rappresentanti lavorava per la sua azienda. Aveva diversi dipendenti in magazzino, negli uffici cinque solerti impiegate. Parlava con orgoglio di come così giovane era arrivato a una posizione prestigiosa. Amava viaggiare: aveva visitato quasi tutta l’Europa, parte dell’Asia e dell’America del Sud.

Una sera, parlando dei suoi viaggi, disse che il prossimo Paese che intendeva visitare sarebbe stato l’Egitto.

«Verresti con me? – mi chiese – Ho programmato il viaggio per le festività di Natale, trascorreremo il Capodanno tra le piramidi. Che ne dici?».

Marzia


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