Amélie

Amélie. Orgoglio e passione
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Giovanna Onnis

Amélie

Orgoglio e passione

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Amélie. Francia 1760. Amélie Chevalier, aristocratica francese, parte per l’odiata Inghilterra. Lì, al matrimonio di sua cugina, conosce il ricco e misterioso Fenton e Wilson, uomo attraente e dai modi garbati ma con un oscuro passato. Mesi dopo, per sfuggire a delle minacce, sfida i pregiudizi e accetta di vivere nella dimora di Fenton e della sua famiglia.
L’amore e la passione prevarranno sulle consuetudini sociali? Per Amélie la felicita è ancora lontana.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia Giovanna Onnis

Amélie. Orgoglio e passione

Amélie di Giovanna Onnis

Introduzione

Francia, 1760

Amélie Chevalier camminava nervosamente nel grande salone della sua casa di Parigi, gesticolava con la lettera tra le mani e parlava senza freno con la sua migliore amica, la contessina Julie Morel.

«Cara amica, che devo fare? Questo invito non era previsto… Inghilterra… – sospirò – È passato troppo tempo dall’ultima volta che sono stata in quel Paese, e il pensiero di ritornarci – sedendosi intrecciò nervosamente le mani e guardò preoccupata l’amica – … ora tornare sarebbe solo un ricordo doloroso!».

Julie si avvicinò ad Amélie prendendole le mani e le sorrise.

«Amélie devi smetterla, lascia il passato alle spalle e accetta l’invito! Sai, credo che il matrimonio di tua cugina arrivi a proposito, chissà che tu non riesca a far pace con te stessa in questo viaggio, e possa finalmente dimenticare – l’abbracciò vedendola singhiozzare – So che non sarà facile, ma sei una persona forte, anche se spesso lo dimentichi!».

La fece alzare, le tolse la lettera dalle mani e la trascinò nella sua stanza. Poi le porse una valigia dall’armadio e scrutò gli abiti appesi. «Allora amica mia, forza! Non esitare, prepara tutto e vai! – si voltò verso di lei – Se fossi in te non esiterei nemmeno un secondo». Abbassò il tono di voce, in modo che la servitù non ascoltasse: «Sai, una mia lontana parente riferisce che gli uomini inglesi sono forti, belli, e (ciò che non guasta) anche grandi amatori! E se lo dice lei, c’è da supporre che sia vero – rise – … ne ha sposato uno! – la guardò con fare malizioso – E tu vuoi perderti un occasione simile?! Chissà che non possa cambiare idea!».

Amélie la guardò con scetticismo, la sua amica al contrario di lei era una persona romantica, dal cuore troppo buono; lei invece più realista. Nella sua giovane vita aveva sofferto fin troppo e non dava facilmente fiducia al prossimo come Julie.

«Quindi per te sarebbe un bene che tornassi lì. Un Paese dove i miei genitori hanno perso la vita, dove i miei cosiddetti zii non si interessano da molti anni ormai della mia sorte! – con rabbia chiuse l’armadio – Come puoi pensare, o solo chiedermi, di tornare in un Paese che non ammiro e non stimo?».

Julie la osservò, conosceva troppo bene il dolore dell’amica, la ricordava come fosse passato poco tempo: una ragazzina di appena dodici anni, fragile e impaurita; i genitori morti da poco e il notaio, grande amico di famiglia, che aveva chiesto di poter ospitare Amélie fino alla chiusura delle pratiche del testamento, in quanto i parenti del padre lo avevano ripudiato per aver sposato una donna inglese di umili origini e non accettavano nemmeno la loro unica figlia, Amélie appunto.

Da allora erano state inseparabili, tra loro era nata da subito un’amicizia leale e sincera durata sino a oggi, forse più di prima.

Amélie


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Le due città

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Charles Dickens

Le due città

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Le due città. Charles Dickens pubblicò questo fortunatissimo romanzo storico nel 1859 sulla rivista inglese da lui fondata «All the Year Round». Da allora, questo libro conobbe un enorme successo, vendendo oltre 200 milioni di copie in tutto il mondo.La narrazione segue le vicende dei personaggi del romanzo durente l’epoca della Rivoluzione francese sia nel primo momento rivoluzionario e anti-aristocratico sia nel periodo successivo, del terrore, con l’interessante riferimento, per analogia e sincronia, con quanto avveniva nello stesso tempo in Inghilterra.
Si tratta dell’unico romanzo storico scritto da Dickens, oltre a Barnaby Rudge. L’Autore, con drammatica ironia, suggerisce al lettore quanto oscuro e tragico possa divenire l’animo umano se costretto dal bisogno e libero dai più comuni paradigmi sociali.
E’ anzitutto di un avvertimento dell’Autore all’aristocrazia inglese dell’Ottocento.

La presente edizione ripubblica la versione originale dell’opera, così come stampata nel 1859. L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


[Altre informazioni su Charles Dickens]


Charles Dickens, “Le due città”.

Le due città di Charles Dickens

1. Il periodo

Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte — a farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni i quali li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo. Un re dalla grossa mandibola e una regina dall’aspetto volgare sedevano sul trono d’Inghilterra; un re dalla grossa mandibola e una regina dal leggiadro volto, sul trono di Francia. In entrambi i Paesi ai signori dalle riserve di Stato del pane e del pesce era chiaro più del cristallo che tutto in generale andava nel miglior ordine possibile e nel più duraturo assetto del mondo.
Era l’anno di Nostro Signore millesettecentosettantacinque. In quel periodo, felice al pari di questo, erano concesse all’Inghilterra delle rivelazioni spiritiche. La signora Southcott aveva raggiunto da poco prosperamente il suo venticinquesimo anniversario, e la sua sublime apparizione era stata annunciata da un soldato profetico della Guardia del Corpo con la predizione che tutto era pronto per lo sprofondamento di Londra e di Westminster. Lo spettro di Cock-lane taceva soltanto da dodici anni precisi, dopo aver conversato a furia di picchi, appunto come l’anno scorso quegli spiriti, che, con una sovrannaturale mancanza d’originalità, si misero anch’essi a conversare a furia di picchi. Semplici messaggi di natura terrestre erano giunti ultimamente alla Corona e al Popolo inglese da un congresso di sudditi britannici in America, ed essi, strano a dirsi, si dimostrarono più importanti per il genere umano di quante comunicazioni si fossero mai ricevute per mezzo di qualche spirito della stessa genia di quello di Cock-lane.
La Francia, dopo tutto meno favorita in fatto di materie spiritiche, di sua sorella dallo scudo e dal tridente, scivolava facilmente giù per la china, stampando carta moneta e spendendola. Sotto la guida dei suoi pastori cristiani, si dilettava, inoltre, d’imprese così umane da condannare un giovane ad avere le mani recise, la lingua strappata con le tenaglie, e il corpo ad esser arso vivo, perché non s’era inginocchiato riverente nella pioggia a una sudicia processione di frati, che gli passava davanti, a una distanza d’una cinquantina o una sessantina di passi. È abbastanza probabile che, quando quell’infelice fu suppliziato, già crescessero degli alberi nei boschi di Francia e di Norvegia, contrassegnati dal boscaiuolo il Destino, per essere abbattuti e segati in tante tavole da comporne un apparato mobile, fornito di un sacco e una lama, terribile nella storia. È abbastanza probabile che sotto le rozze tettoie di alcuni coltivatori delle gravi terre intorno a Parigi lo stesso giorno stessero al riparo dal cattivo tempo, rudi carri, sudici di fango campagnuolo, annusati intorno intorno dai porci e visitati dai polli, che la Morte falciatrice, aveva già designati come i veicoli della Rivoluzione. Ma quel boscaiuolo e quella falciatrice, benché lavorino continuamente, lavorano in silenzio, e nessuno li sentì aggirarsi col loro passo feltrato; tanto più che sospettar che fossero in faccende sarebbe stato tradimento ed empietà.

Le due città


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