È questa l’edizione più aggiornata, completa di nuove note e illustrazioni, dell’articolo che Kropotkin scrisse nel 1890 per la formazione di lavoratori consapevoli e di pratico ingegno, poi pubblicata in italiano nel 1922. Il lavoro manuale obbliga l’individuo al confronto con se stesso, lo educa a contestare l’autorità espressa dalle teorie; mentre il lavoro intellettuale permette di comprendere i sistemi complessi e di maturare una consapevolezza del proprio ruolo.
«Comprendere la necessità di essere un’unità utile fra le altre e così sentir battere il proprio cuore all’unisono con il resto dell’umanità»
Perché lavoriamo? Questa edizione propone al lettore un’interessante combinazione di letture sul tema del lavoro abbinando i due saggi Il lavoro attraente e Il cristianesimo e il lavoro.
Il lavoro è prerogativa anzitutto dei lavoratori, che debbono poter pensare alla propria attività come feconda e utile abbandonando, si spera, le lotte per il lavoro e praticando le lotte per il riposo, poiché il lavoro non è un atto eroico né una professione di fede ma una libera e dignitosa espressione dell’attività umana, che evolve nella tecnica e si adatta alle reali esigenze della società.
Ciò che veramente importa è che la gente faccia come vuole, perché non vi sono conquiste assicurate se non quelle che il popolo fa coi propri sforzi.
Rivoluzione e lotta quotidiana. Questa raccolta di lettere, scritti e articoli di Errico Malatesta ha il pregio di fornire grande chiarezza sulla storia dell’anarchia in Italia, i suoi rapporti con sindacati, partiti e movimenti dei lavoratori.
In questa pregevole selezione di Biagio (Gino) Cerrito – anarchico e professore di Storia contemporanea all’Università di Firenze – emerge una ferma resistenza all’oppressione dello Stato fascista e l’urgenza di organizzare in Italia una Rivoluzione anarchica.
Questa edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.
Rivoluzione e lotta quotidiana di Errico Malatesta
Nota alla presente edizione
Gli scritti di Errico Malatesta qui riportati sono estratti da pubblicazioni varie, libri e periodici, di periodi diversi. La selezione dei testi è opera di Biagio (Gino) Cerrito, anarchico e professore di Storia contemporanea all’Università di Firenze. Invito, a chi interessasse, a ricercare su Internet il sito del Fondo Biagio Cerrito, archivio di interessanti documenti sulla storia del movimento operaio e anarchico internazionale. Gli scritti di Malatesta furono pubblicati nell’edizione curata da Cerrito nel 1982, per i tipi di Antistato, pochi mesi prima della morte del curatore. La presente edizione completa il lavoro di Cerrito con un utile indice dei nomi, per una più agevole consultazione dell’opera.
Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre. Noi siamo avversari del principio di governo, e non crediamo che chi andasse al governo si affretterebbe poi a rinunziare al potere conquistato. Noi non vogliamo che il popolo s’abitui a mandare al potere i suoi amici, o pretesi tali, e ad attendersi l’emancipazione dalla loro ascesa al potere.
Anarchismo e democrazia. Errico Malatesta (1853–1932), anarchico, internazionalista e antimilitarista, fu tra i più importanti teorici europei dell’anarchismo, assieme — fra gli altri — a Bakunin, Kropotkin e Proudhon. Fu chiamato il “Lenin d’Italia”, anche se egli rigettò sempre ogni leaderismo, per la propria capacità di tessere reti internazionali di lotta politica e per il grande impegno profuso nella realizzazione di una Rivoluzione anarchica. Visse in molte città del mondo, morì in sordina nell’isolamento culturale imposto dall’oppressione del Regime fascista e dall’oblio politico del Partito comunista. Spese i propri giorni realizzando una Rivoluzione senza capi.
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Anarchici e socialisti di fronte alla lotta elettorale di F.S. Merlino
Signor direttore,
Da parecchie parti mi vien domandato se son di parere che si debba prender parte o no alle elezioni politiche.
Nel numero di oggi del Messaggero leggo che anche in una riunione tenuta a Senigallia, si interpretò variamente quello che io dissi in proposito, in una conferenza a Napoli.
Ora è manifesto che non importa punto sapere come io la pensi: importa invece moltissimo sapere quale delle due opinioni – quella favorevole o quella contraria alla partecipazione alle elezioni – sia la vera. E questo è quello che io vorrei discutere una volta per sempre per tutti.
È risaputo che i socialisti in lotta con i repubblicani e coi democratici, hanno sostenuto per molti anni, e molti di essi sostengono tuttavia, che le forme politiche sono di nessun valore, che tanto vale la monarchia quanto la repubblica, e che le libertà sancite dagli Statuti sono una lustra, perchè chi è povero è schiavo.
La questione sociale – si è detto – è tutta nella dipendenza economica degli operai dai padroni: scalziamo questa e la libertà verrà da sè.
Questa è una grande verità. Le libertà politiche sono, ma chi pon mano ad esse? Chi può esercitarle davvero sotto il regime attuale? Non può essere politicamente libero il popolo che è economicamente schiavo. Ma, se le libertà politiche e costituzionali hanno minor valore che generalmente non si creda, non segue che esse non servano affatto. Servono tantoché il governo ce le strappa, con intendimento di ritardare l’emancipazione della classe operaia.
Beppe. — E anche questa l’ho capita. Dimmi adesso, che cosa è l’Anarchia?
Giorgio. — Anarchia significa non governo. Non vi ho detto io che il governo non serve altro che a difendere i signori e che quando si tratta degli interessi nostri il meglio è di badarci da noi senza che alcuno ci comandi?
Fra contadini. Errico Malatesta (1853–1932), anarchico, internazionalista e antimilitarista, fu tra i più importanti teorici europei dell’anarchismo, assieme — fra gli altri — a Bakunin, Kropotkin e Proudhon. Fu chiamato il “Lenin d’Italia”, anche se egli rigettò sempre ogni leaderismo, per la propria capacità di tessere reti internazionali di lotta politica e per il grande impegno profuso nella realizzazione di una Rivoluzione anarchica. Visse in molte città del mondo, morì in sordina nell’isolamento culturale imposto dall’oppressione del Regime fascista e dall’oblio politico del Partito comunista. Spese i propri giorni realizzando una Rivoluzione senza capi.
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Beppe. — Toh, guarda chi vedo! è un pezzo che ti avrei voluto parlare e son contento d’incontrarti… Giorgio che mi fai sentire! Quando stavi al paese eri un buon figliolo, il modello dei giovani della tua età. Oh! Se fosse vivo tuo padre.
Giorgio. — Beppe, perchè mi parlate così? Che cosa ho io fatto per meritare i vostri rimproveri? e perchè il mio povero padre dovrebbe essere scontento di me?
Beppe. — Non ti offendere delle mie parole, Giorgio. Io sono vecchio e parlo per tuo bene. E poi, ero tanto amico del vecchio Andrea, tuo padre, che a vederti fare una cattiva riuscita, mi dispiace come se tu fossi mio figlio, massimamente quando penso alle speranze che tuo padre riponeva in te, ed ai sacrifizii ch’egli ha fatto per lasciarti un nome intemerato.
Giorgio. — Ma che dite, Beppe? Non sono io forse un onesto lavoratore? Non ho mai fatto male a nessuno, anzi, scusate se lo dico, ho sempre fatto quel po’ di bene che ho potuto: perchè mio padre dovrebbe arrossire di me? Faccio di tutto per istruirmi e migliorarmi: cerco, insieme ai miei compagni, di portar rimedio ai mali che affliggono me, voi e tutti: dunque, Beppe mio, in che cosa ho meritato i vostri rimproveri?
Cambiate l’opinione, convincete il pubblico che il governo non solo non è necessario, ma è estremamente dannoso, ed allora la parola anarchia, appunto perché significa assenza di governo, vorrà dire per tutti: ordine naturale, armonia dei bisogni e degl’interessi di tutti, libertà completa nella completa solidarietà.
L’anarchia. Errico Malatesta (1853–1932), anarchico, internazionalista e antimilitarista, fu tra i più importanti teorici europei dell’anarchismo, assieme — fra gli altri — a Bakunin, Kropotkin e Proudhon. Fu chiamato il “Lenin d’Italia”, anche se egli rigettò sempre ogni leaderismo, per la propria capacità di tessere reti internazionali di lotta politica e per il grande impegno profuso nella realizzazione di una Rivoluzione anarchica. Visse in molte città del mondo, morì in sordina nell’isolamento culturale imposto dall’oppressione del Regime fascista e dall’oblio politico del Partito comunista. Spese i propri giorni realizzando una Rivoluzione senza capi.
Questa edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.
Anarchia è parola che viene dal greco, e significa propriamente senza governo: stato di un popolo che si regge senza autorità costituite, senza governo.
Prima che tale organamento incominciasse ad essere considerato come possibile e desiderabile da tutta una categoria di pensatori, e fosse preso a scopo da un partito, che è ormai diventato uno dei più importanti fattori delle moderne lotte sociali, la parola anarchia era presa universalmente nel senso di disordine, confusione; ed è ancor oggi adoperata in tal senso dalle masse ignare e dagli avversari interessati a svisare la verità.
Noi non entreremo in disquisizioni filologiche, poiché la questione non è filologica, ma storica. Il senso volgare della parola non misconosce il suo significato vero ed etimologico; ma è un derivato di quel senso, dovuto al pregiudizio che il governo fosse organo necessario della vita sociale, e che per conseguenza una società senza governo dovesse essere in preda al disordine, ed oscillare tra la prepotenza sfrenata degli uni e la vendetta cieca degli altri.