Una vita per un’altra

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Francesca Dimitrio

Una vita per un’altra

Edizione cartacea
Edizione digitale


Una vita per un’altra. Non ha tregua la vendetta incrociata che da anni lega due famiglie della malavita ceca. Un apparente suicidio porta alla luce l’inquietante passato del marito di Ilaria, che con l’aiuto di amiche fidate e della Polizia italiana cerca di gettare luce su una rete mafiosa protetta da politici corrotti di altissimo livello.
Un thriller internazionale che metterà a dura prova la forza di volontà dell’ispettore Cardarelli e del giudice Colasanti, la loro abilità deduttiva e il loro coraggio.
Un racconto intimo in cui sono le relazioni d’amore il sostegno necessario per affrontare ogni ostacolo.

L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Francesca Dimitrio

Copertina Una vita per un'altra

Una vita per un’altra di Francesca Dimitrio

Capitolo primo

10 agosto 1980, Battipaglia

Simona cercava un po’ di ombra tra le piante del suo giardino, erano le diciotto ma il caldo sembrava insopportabile, i suoi figli erano andati al mare e già pensava a cosa cucinare per cena.
Tornò in cucina e dopo aver sorseggiato una limonata fresca cominciò a preparare qualcosa da mangiare, avrebbe fatto della pasta al pomodoro e una macedonia di frutta; i ragazzi avrebbero avuto fame al ritorno dal mare.
La radio le faceva compagnia, era rimasta sola, suo marito era morto quando i figli erano ancora molto piccoli e ora quasi non si ricordavano più di lui. Per questo motivo Simona aveva messo una grande foto del marito in salotto, voleva che i ragazzi avessero presente almeno il suo viso.
Aveva cresciuto i figli da sola, con molti problemi, e per fortuna sua madre da Praga l’aveva sempre aiutata. Proveniva da una famiglia benestante e tutti i mesi le mandavano dei soldi, aveva spesso nostalgia della sua città ma sapeva che non sarebbe mai più tornata; le restavano le foto di famiglia, di quando lei era bambina, e i suoi ricordi.
Verso le venti i ragazzi ancora non si vedevano e Simona coprì i loro piatti affinché non si freddassero.
Alle ventidue cominciò a preoccuparsi ma non sapeva che fare, a chi chiedere notizie, la casa era appena fuori dalla città e non sapeva nemmeno in quale spiaggia fossero andati i figli.
Era quasi mezzanotte e arrivò trafelato Tomas, il più grande: «Mamma, c’è stato un incidente, hanno investito David, adesso è in ospedale! Ho lasciato Jan con lui e sono venuto a prenderti. Presto andiamo, non c’è un minuto da perdere!».
Simona diventò bianca in volto, restò senza parole, prese la borsa niente di più e rivolgendosi al figlio disse: «Andiamo Tomas, portami subito da lui!».
In macchina domandò a Tomas le condizioni del fratello, il quale dopo un breve silenzio rispose : «È grave mamma, è molto grave».
Simona allora comprese.
Volle avere ulteriori dettagli sull’incidente e Tomas, ancora sconvolto, le raccontò che stavano tornando a piedi dal mare, il semaforo per attraversare la strada era rosso e si erano fermati ad aspettare; poi quando si accese la luce verde avevano attraversato la strada e una macchina – che prima era rimasta ferma – era partita velocemente accelerando sempre di più, e in un attimo gli era addosso. Lui e Jan erano riusciti a schivarla ma David non ce l’aveva fatta ed era stato travolto.
«Mamma, sembrava che quell’automobile stesse aspettando noi; poi dopo l’incidente ha fatto retromarcia ed è scappata… non si sono nemmeno fermati per soccorrere David! È arrivata la Polizia e hanno chiamato i medici, che sono arrivati dopo pochi minuti; hanno portato via David in barella e Jan è salito con loro sull’ambulanza, io sono corso a prenderti.
Qualche testimone ha detto che la targa della macchina era illeggibile. Che voleva quella gente da noi?».
Simona guardava fisso davanti a lei, il suo viso non aveva espressione, non traspariva né dolore né sgomento, le lacrime scendevano silenziose.
«Tomas, figlio mio, non è stato un incidente».
Il figlio si girò incredulo verso di lei.
«Che vuoi dire, mamma? In che senso non è stato un incidente?».
In quel momento arrivarono all’ospedale e Simona non ebbe il tempo di rispondere.
Entrarono nel pronto soccorso e Jan quando li vide gli andò incontro.
«È dentro, a me non dicono niente… non so come sta, mamma! Vai tu dai medici, a te diranno sicuramente qualcosa».
Simona bussò alla porta del Pronto Soccorso e poco dopo un infermiere aprì.
«Sono la madre del ragazzo che hanno portato poco fa, è stato investito da una macchina, come sta?».
L’infermiere senza rispondere alle sue domande la fece accomodare e le disse di aspettare un attimo: «Vado ad avvertire il chirurgo signora, vengo subito».
Dopo pochi minuti apparve il medico, aveva il camice sporco di sangue e Simona pensò subito che fosse quello del figlio.

Una vita per un’altra


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