Il romanzo La ragazza del treno è da molte settimane ai vertici delle classifiche di vendita in tutto il mondo. Eppure, fatevi un giro nella Rete, pochissimi lettori lo giudicano un buon libro. Per quale motivo un libro che piace così poco realizza così tante vendite?
L’opera prima di Paula Hawkins è un thriller sui generis nel quale il misterioso delitto deve essere risolto da una donna affatto intraprendente, alcolizzata e con scarsa memoria. Il romanzo è narrato da tre personaggi femminili, tre donne distinte ma troppo simili tra loro e, soprattutto, inattendibili.
Questo bestseller non soddisfa nessuno pienamente. Chiedete per esempio a Mr Ink, Cristina, Silvia, Susanna… oppure rivolgetevi all’estero e chiedete a Emily, Rebecka, Frenchiedee. Sono lettori, non critici letterari, che hanno pubblicato il loro parere.
Di diversa opinione il critico del “Giornale” Simonetta Caminiti, in buona compagnia con Tgcom24 (che pubblica un’interessante lettera dalla Hawkins ai propri lettori), L’Arena, Isabella Fava di Donna Moderna, Claudia Consoli per Critica letteraria, Martina Brusini per i consigli di Leonardo.it, e poi Repubblica, l’immancabile segnalazione su Vanity Fair, Guy Pizzinelli per Style e Paolo Armelli per Wired (che suggerisce il tema della routine come chiave di successo del romanzo).
Dunque tendenzialmente abbiamo recensioni positive sulle testate nazionali e commenti direi negativi di moltissimi lettori. Il libro è ben saldo in testa alla classifica in Italia e all’estero e presto potremo vedere anche il film tratto dal romanzo. Dovremo quindi chiarire cosa è piaciuto ai critici e cosa non hanno gradito i lettori.
Critici
I commenti più entusiasti sui giornali attribuiscono al libro questi pregi:
- Ė un fenomeno letterario
- perché si tratta di un’opera prima di successo.
- perché è pubblicato in 43 paesi.
- perché sarà realizzato il film dalla Dreamworks.
- Ha “tenuto sveglio per tutta la notte” Stephen King, come afferma lui stesso sulla quarta di copertina.
- Una prosa scorrevole, coinvolgente e intrigante. Si legge in poco tempo.
- Un thriller ricco di colpi di scena.
- Molteplicità dei punti di vista, tutti femminili.
- L’inattendibilità dei narratori dà “potenza” a un “incedere” narrativo “mozzafiato”.
- “L’impostazione quasi femminista valorizza i personaggi donna (sic) del libro”.
- Finale inaspettato.
- Routine e psicosi simpatizzano al meglio con la quotidianità del lettore.
Lettori
Chi ha letto il libro (e non si è limitato a rielaborare un comunicato stampa) invece sostiene che:
- La trama è priva di eventi eclatanti, la stessa struttura narrativa dettata dalle tre narratrici è mal gestita
- I tre personaggi femminili si assomigliano troppo, tanto da confondersi l’un con l’altro.
- La scrittura è prolissa e monotona
- Lo stile è anonimo e rozzo
- La seconda parte del romanzo è talmente rapida che priva la lettura di tensione e mistero
- Finale scontato e prevedibile
- Non è un thriller
Bene. Ora cerchiamo di mettere a confronto le rispettive posizioni.
Il fatto che il romanzo è un’opera prima, sarà tradotto in molte lingue, abbia tormentato le notti di Stephen King e diventerà presto un film della Dreamworks di per sé non è indice di qualità. Però è determinante per incuriosire i lettori.
Tutti concordano sulla rapidità di lettura: è un romanzo che si scorre tutto di un fiato, perché scritto in modo molto semplice e perché l’autrice è in grado di suscitare attesa nel lettore, una trama in definitiva piatta ma scorrevole. Letteratura d’intrattenimento, o d’evasione (intesa come evasione dalla letteratura!). Per una più vertiginosa evasione, consiglio di tornare al Lewis Carroll meno noto di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (ne trovate una versione economica sul mio sito, con le illustrazioni originali).
Ė forse più opportuno considerare La ragazza del treno un romanzo drammatico (NON femminista per carità) travestito da thriller. Il finale non è sorprendente e inatteso, il ritmo non è incalzante, i protagonisti non hanno un profilo psicologico ben distinto… perché non è un thriller.
Si tratta di un efficace prodotto editoriale di massa concepito per intrattenere il lettore, non per sorprenderlo o incuriosirlo. Non ambisce a esser giudicato, quanto a esser fruito.
Un prodotto commerciale di massa dunque, e ve lo dimostro. Ecco alcuni esempi tratti dalle primissime pagine del libro:
- “il centro è pieno di locali, negozi di telefonia e vetrine di JD Sports”.
- “Oltre i quartieri periferici si estende il regno dei cinema multisala e degli ipermercati Tesco”; “Svolto a destra dopo il Tesco Express”.
- “Jess, con i suoi colori vivaci, le Converse ai piedi”.
- “Ha un MacBook, sottile come un foglio di carta, aperto di fronte a lui”.
- “Indossa un orologio in acciaio con il quadrante grosso al polso destro; sembra costoso, forse è un Breitling”.
- “Mi mancano anche le mammine noiose che entrano con un bicchiere di Starbucks in mano”; “Ci saranno anche le ragazze del pilates, tutte concentrate a fare stretching, con le unghie perfettamente curate e le mani che stringono bicchieri di Starbucks”.
- “sono ancora qui, nella sala d’attesa, a sfogliare «Vogue».
L’autrice cita spesso marchi aziendali, parlandone bene o comunque evitando di dare una connotazione negativa. Si tratta quindi di product placement? Il dubbio è legittimo. Se così fosse, gradiremmo un più basso prezzo di copertina.
Non bestemmiate infine i recensori dei giornali nazionali, hanno ragione a incensare questo romanzo: non sarà un thriller ma è un ottimo modo per perdere tempo. Magari al posto delle parole crociate quando siete in viaggio, o mentre attendete il vostro turno dal dentista.
FdB