Lucia Raffaella Caprioli
Il Codice del Drago
Il ritorno di Dana di Blackwood
Edizione cartacea
Edizione digitale
Il Codice del Drago. Un gelido inverno al monastero. Un musico ha trovato un antico codice che forse non avrebbe dovuto leggere e Dana e l’Abate dovranno combattere ancora le Forze oscure, che scatenano misteriosi eventi anche nella lontana Valle di Maiden.
Questa nuova sfida conclude la trilogia di Dana di Blackwood e restituisce al lettore la magia nascosta di un tempo che ancora vibra nelle coraggiose scelte della protagonista, a cui subito ci si affeziona.
L’edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.

Il Codice del Drago di Lucia Raffaella Caprioli
I. Nuovi arrivi
Un brivido sottile di vento, dopo aver lambito il ghiacciaio, scorreva giù dalle rocce e si posava tremando sui prati intirizziti e sulle abetaie. Il silenzio cristallino custodiva in un nido trasparente l’immobilità della valle, quasi sospesa in un respiro freddo e pulito, sovrastato da un cielo lucido di cobalto.
Dana, affacciata alla bifora che si apriva nella sua stanza, in alto nel mastio, pareva ascoltare qualcosa d’inafferrabile. Assorta nei pensieri, lasciava correre lo sguardo sul paesaggio sottostante fino a smarrirlo, inconsapevolmente, tra le fronde scure della foresta. Laggiù, al di là della pianura chiazzata dalla neve gelata.
Alcune voci ovattate provenivano dalle stanze inferiori del castello e dal cortile interno, parole non intelligibili, sovrapposte le une alle altre, scambiate tra loro da servitori, cuoche, stallieri.
La donna sorrise a un tratto. Una di quelle voci, più sottile, più squillante delle altre, parve riscaldare l’aria invernale sciogliendone per un attimo la rigidità, e sbocciò in una risata infantile che si perse poi tra le pareti severe del palazzo. Dana tese l’orecchio, subitamente rasserenata. Era il suo piccolo Galead, che forse nella sala di rappresentanza, forse nelle cucine o nella dispensa inseguiva i servitori trovando ogni pretesto per giocare e costringendo l’anziana balia a corrergli dietro sbuffando e chiamando perché si fermasse, lasciando i domestici al loro lavoro.
La giovane madre tornò a immergersi nelle proprie riflessioni. Continuava a ripensare a ciò che le aveva appena raccontato Arslan, Abate del monastero che sorgeva sulle pendici della montagna, arroccato sulle rocce che dominavano il castello.
I confratelli l’avevano svegliato nel cuore della notte poiché – dicevano – si era verificato un fatto allarmante e assai poco comprensibile. Il nuovo bibliotecario del convento era stato trovato in preda allo sgomento mentre vagava nel buio dei corridoi, lamentandosi e tremando, spaventato e apparentemente dolorante. I frati, ancora poco lucidi per l’improvvisa interruzione del sonno, avevano cercato d’interrogarlo su ciò che poteva essergli accaduto, tentando altresì di rassicurarlo. Ma avevano ricevuto in cambio soltanto frasi rotte dall’emozione, singhiozzi e parole quasi insensate.