Faccia di Luna

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Fabiana Muni

Faccia di Luna

Edizione cartacea
Edizione digitale


Faccia di Luna. Quando a trent’anni la vita le lancia l’ennesima sfida, arriva in soccorso la scrittura, da sempre sua fervida alleata.

L’Autrice traduce in parole il proprio mondo interiore, che racconta per la prima volta grazie alla spinta di un evento significativo: la scoperta di un cancro.
Se l’esistenza è un dono prezioso, la malattia è maestra di vita.

Il lettore è condotto per mano in un percorso sincero e ricco di riflessioni originali: dalla scrittura come terapia, alla passione smodata per lo studio; dal sentirsi spesso diversi agli occhi altrui, al superamento di paure insormontabili; dal rapporto ambiguo tra donne, alla gratitudine verso il prossimo; dalla famiglia come bene prezioso, alla conoscenza di sé come processo interminabile.
Faccia di Luna rischiara la nostra notte, prima che albeggi in noi una nuova consapevolezza.

Questa edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull’autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.


Biografia di Fabiana Muni

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Faccia di Luna di Fabiana Muni

Prime note

Punto del corpo colpito? Il seno, il sinistro, “lato oscuro” o se si preferisce «quello del cuore, che vi si trova dentro, avvolto, ingabbiato dolcemente e mollemente».

Lo descrive così Ramón Gómez de la Serna nella novella Seni del 1918, sostenendo inoltre che esso «ha più vita dell’altro» proprio perché prossimo al cuore. Parole che mi trovo a smentire.

Ho ricevuto la diagnosi in seguito a un intervento per un “banale” fibroadenoma rivelatosi poi «carcinoma maligno infiltrante», come si legge nel foglio rilasciatomi dalla dottoressa per richiedere l’esenzione con codice 048, quello che l’Asl conferisce ai pazienti oncologici per ottenere le prestazioni sanitarie gratuite.

Comprendo che carcinoma maligno infiltrante, quasi come riflesso incondizionato dell’inconscio personale e collettivo, possa incutere paura o angoscia condivisa. Pensate a me quando l’ho letto nel referto istologico.

Ma non occorre avere timore, “è stato preso in tempo”; non me la sarei mai sentita di parlarne altrimenti.

Credo che in quel caso – se non avessi deciso di anticipare la mia dipartita – sarei stata da qualche parte meravigliosa del mondo a sperperare i pochi soldi messi da parte. Una prammatica a me ignota.

Nulla di tutto ciò.

Attualmente infatti, dopo un rocambolesco inizio che avrò modo di raccontare, sono al termine di un importantissimo passaggio dal nome tecnico terapia neoadiuvante e adiuvante (chemioterapia, sei cicli, dopo verrà il resto) per «evitare che possa ammalarmi seriamente».

Ossia per evitare che i resti dell’intruso (evito l’epiteto colorito attribuitogli dalle persone a me vicine), possano «passeggiare e far danno», come dice il mio caro medico.

Quindi no, non deve indurvi sentimenti negativi quel nome, che pur identifica un argomento avviluppato in lacci di luoghi comuni.

Perché, a onor del vero, vi sono situazioni in cui il cancro comporta un quadro clinico migliore rispetto ad altre patologie come per esempio il diabete o il lupus (giusto per far due esempi, ma ve ne sarebbero tantissimi da citare): malattie che accompagnano per tutta la vita e cronicizzano creando danni apparentemente in modo silente, ma in realtà profondamente rumoroso.

Conosco e ammiro chi purtroppo ne è affetto e le combatte da tantissimo tempo; a loro e a chiunque lo faccia, la mia più grande stima. Vi sono tumori invece, anche maligni, che si risolvono semplicemente con la chirurgia o con cure poco invasive e limitate nel tempo, come la radioterapia. Eppure dire «ho un cancro» prima ancora che si riferisca la prognosi associata avrà sempre un impatto emotivo più forte rispetto al dire «ho il diabete».

Perché? Potrebbe esservi una spiegazione, che tenterò di elaborare.

Faccia di Luna


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